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Nove Anni Senza Prince: Ricordi di Musica e Melanconia

Nove anni.

Sembra ieri quel 21 aprile 2016. In quel giorno è stata strappata via non solo un’icona musicale, ma anche una presenza costante nelle vite di tanti. Ne fui colpito anch’io. Rileggendo i miei appunti degli anni scorsi, ritrovo intatta quella sensazione di incredulità, di vuoto, di un’armonia spezzata.

Nove anni senza nuovi groove a riempire le giornate. Senza quella genialità imprevedibile che ti spiazza e ti fa sentire parte di qualcosa di unico. Ritorno con la mente a quel magone descritto allora. È un’emozione ancora viva. È silente ma tenace. È come un eco lontano di un’onda che si è infranta.

Ripenso ai miei diciassette anni a Milano. Ricordo il Lovesexy comprato controcorrente. Penso alle colonne sonore inattese e alle scoperte musicali che hanno scandito la mia crescita. Ogni album, ogni canzone, un tassello della mia storia personale, indissolubilmente legato al suo genio.

E ripenso a quella sua capacità di essere autentico. Non scendeva a compromessi. Era un faro in un mondo spesso incline all’omologazione. “Con uno come Prince non puoi fare finta di essere qualcun altro.” Questo scrissi allora. Questa verità risuona ancora oggi con la stessa forza.

Oggi, come allora, osservo con un misto di malinconia e affetto il ricordo di un uomo che era diventato musica. Un uomo la cui assenza continua a farsi sentire. Non come un anniversario da celebrare, ma come una mancanza profonda. La consapevolezza che “è il primo giorno della nostra vita senza Prince” si rinnova ogni anno, inesorabile.

Eppure, in questo silenzio assordante, la sua musica continua a vivere. È vibrante e attuale. È un elemento della natura che ci circonda, come scrivevo. Forse è lì, in quelle note che sfidano il tempo. Possiamo ancora trovare un frammento di quell’armonia perduta. C’è un piccolo spiraglio per “tentare di vivere,” portando con noi la sua eredità preziosa.