Nell’ultima edizione della newsletter Trentuno Ventuno (a proposito se volete iscrivervi cliccate qui) ho riportato un articolo di Bob Lefsetz che analizza la questione “registrare di nuovo un album già pubblicato”. La sua opinione calca a pennello con quanto minacciò di fare Prince nella battaglia vs Warner Bros.:
Fare un disco non è un’esperienza scientifica. L’obiettivo è catturare un fulmine in una bottiglia. E non solo non rovinarlo durante il missaggio e il mastering, ma pure migliorarlo! È un’alchimia creata al volo, dall’istinto e dalla profondità del pensiero, questo è il processo creativo. E il prodotto finale è immerso nell’ambra. La verità è che tanti progetti sono stati completati per rispettare una scadenza, l’inizio di un tour… La pressione si fa sentire, te li fa completare, a volte a tuo vantaggio, a volte a tuo svantaggio. Ma non puoi ricreare questa atmosfera. Cavolone, se potessero tutti quei vecchietti in cerca di un successo ne avrebbero subito un altro. Per quanto riguarda il ripetersi … Non può essere fatto, non importa quanto ci provi. Sei diverso. E lavori con persone diverse (…) La nuova versione non ha quella magia sfuggente dell’originale. L’originale non doveva essere lavorato, tutto era nuovo. La nuova versione è come se venisse dipinta con i numeri e sai che la versione con i numeri non è mai buona come l’originale, mai e poi mai. Nella migliore delle ipotesi è un facsimile. Devi lasciare andare il passato. Altrimenti t’impantana, ti paralizza.
La realtà è che non possiamo tornare indietro per vivere quella magia sfuggente che Bob descrive con precisione. Dobbiamo dircelo.
Penso agli album di Prince che vengono ripubblicati, rimasterizzati, come se fossero degli oggetti di culto. Ma quante volte avete ritirato fuori 1999 rimasterizzato dal cofanetto?
Questo cd sarà ascoltato una sola volta e poi prenderà la strada della credenza (edit). Una mania ossessiva compulsiva da parte di chi ha compilato l’album che ha bisogno di qualche rimedio chimico. Se Prince Estate oltre a fare i daneè vuole fare conoscere Prince a un pubblico giovane, così non va bene.
Ecco. Come facciamo per far conoscere Prince a un pubblico giovane?
Nel numero di marzo di Bass Player c’è una bella intervista a Starr Cullars, l’ex bassista dei Parliament-Funkadelic e ora artista solista, dove si racconta come ha iniziato e il suo incontro ravvicinato con Prince.
Come hai cominciato a suonare il basso, Starr?
Vengo da Philadelphia, Pennsylvania. Mio padre era un professore di scienze e anche mia madre era un’insegnante. Chiesi in regalo una chitarra quando avevo cinque anni e ricordo che mio padre mi regalò una piccola chitarra di plastica Roy Rogers. L’ho guardato, gliel’ho restituita dicendo: “Voglio una chitarra vera”. E lui si chiese: “Come fa a sapere cos’è una vera chitarra?” E mi dà una piccola chitarra classica Yamaha e io inizio a prendere lezioni di chitarra. Ho studiato anche violoncello e viola. All’epoca alla radio di Philadelphia c’erano tutti quei grandi gruppi degli anni Settanta come Earth, Wind And Fire, Parliament-Funkadelic e Cameo, così ho iniziato ad ascoltare il basso. Se ricordo bene, ho iniziato a suonare il basso con la chitarra acustica prima di passare a un vero basso.
Qual è il tuo equipaggiamento preferito in questi giorni?
In questo momento sto costruendo un nuovo impianto. Probabilmente sarà Mesa Boogie. Voglio un suono di basso che sia incisivo e potente ma che non perda quella risonanza arrotondata. Ho suonato anche Trace Elliot e Gallien-Krueger, e sono fantastici perché puoi ottenere gli alti che sono importanti nel funk. Non sono una persona dai grandi effetti. Mi piace che il basso suoni come un basso, ma quando uso gli effetti mi piace un divisore di ottava. Voglio mantenerlo rock. Per i bassi, ho optato per un Fender Precision che ho modificato con alcuni pickup EMG e un ponte Badass. In questi giorni amo la Yamaha.
Come entrasti in contatto con Prince?
Intorno al 1989, quando ero al college, durante il mio ultimo anno alla Duquesne University di Pittsburgh, ho scoperto che Eric Leeds, il sassofonista di Prince, e il suo trombettista Matt Blistan avevano frequentato anche loro la Duquesne, così ho raccolto delle informazioni e ho iniziato a scrivere. Siamo diventati amici e ho mandavo loro dei demo. Ho anche inviato i nastri delle mie canzoni a Paisley Park, ma continuavo a ricevere lettere di rifiuto, quindi ho deciso di andarci, a Minneapolis. Torno a casa per Natale e dico a mio padre: “non regalarmi niente per Natale, dammi solo i soldi per la benzina così posso andare a Minneapolis e ottenere un contratto discografico con Prince.”
Quanto è durato il viaggio?
Ci sono volute circa 16 ore per arrivarci. Il mio compagno di stanza Armand e io siamo andati da Pittsburgh a Minneapolis in una tempesta di neve. Non avevo manco l’età per bere. Avevo 18 o 19 anni. Per arrivare a Minneapolis abbiamo seguito un rimorchio di un trattore attraverso una tempesta di neve. Faceva freddo e non avevamo abbastanza soldi per un hotel, così abbiamo preso una stanza all’Università del Minnesota.
A quel punto pensavi di bussare alla porta di Paisley Park?
Fondamentalmente sì! Ci arriviamo e troviamo la villa di Prince dalle parti di Excelsior. Aveva un grande mulino a vento viola sul retro della sua casa, tutto illuminato, e ho pensato: “Questa deve essere la sua casa”. L’unica persona in zona che poteva avere un mulino a vento viola doveva essere Prince, giusto? Così vado dalla guardia di sicurezza e gli do il mio piccolo pacchetto dimostrativo, e lui mi dice che Paisley Park si trova dietro l’angolo. Vado a Paisley Park e i cancelli del parcheggio sono aperti, quindi entro. Prince ha parcheggiato le sue BMW – gialle, nere e viola – quindi alzo i tergicristalli e lascio note con scritto: “Caro Prince. Ho guidato 16 ore per portarti la mia demo. Con affetto, Starr Cullars”. L’ho fatto per tre giorni di seguito, perché non sarei andato da nessuna parte finché non avrei visto quest’uomo.
E poi che è successo?
Alla fine vengo invitato da Eric Leeds e Matt Blistan, che erano a Minneapolis, quindi entro con un basso in spalla e le mie cassette in una borsa. Il manager di Prince Steve Fargnoli era lì. Abbiamo parlato per un minuto, poi Prince è entrato. Ho detto “Ciao, mi chiamo Starr Cullars” e lui mi ha stretto la mano. E non mollava – continuava a tenermi la mano mentre eravamo lì. Ho detto “Sono qui per darti il mio demo tape” e lui dice: “Puoi darlo a Eric Leeds al piano di sopra, e poi lui lo darà a me”. Ora dico: “Amico, ma vaffanculo! Ho guidato 16 ore in tutto il paese. Te lo sto dando adesso”. Prince dice: “Ascolta, ti dico una cosa, vai di sopra e porta la cassetta a Eric Leeds in ufficio, e gli dici che se non ricevo la tua demo stasera, prenderò a calci il fottuto culo di qualcuno”.
Wow
Infatti. Così ho detto “Okay!”, Gli ho strappato di mano il nastro e sono corsa su per le scale. Ho trovato Eric e gli ho detto: “Prince dice, che se non gli porti il mio demo tape stasera, prenderà a calci il fottuto culo di qualcuno!”. Eric apre il primo cassetto della scrivania e dentro ci sono tutti i miei demo. Dice: “È tutta roba tua, Starr?” Io dico: “Sì, sono io”. Dice “Oh, non sapevamo chi fossi. Riceverai una chiamata stasera”.
Quindi la strategia ha funzionato?
Ha funzionato, perché ho preso un appuntamento la sera successiva per andare a suonare il basso con Prince e la sua band di allora, che aveva Sheila E. alla batteria. Vado a Paisley Park la sera successiva e mi metto con la band. Mi dicono di aspettare perché Prince sta scendendo. Sono nervosa da morire, perché dopo tutta questa follia, lui suonerà davvero con me. Tutti gli altri sono dalla parte dell’ingegnere dello studio, guardano attraverso il vetro, e io sono seduta nella studio con il mio basso. Alla fine, Prince entra nello studio. È vestito in bianco e nero dalla testa ai piedi e quando entra nella stanza ha quest’aura che entra nella stanza con lui. Ha in mano tutti gli appunti che gli ho scritto e inizia a leggerli ad alta voce. “Caro Prince, ho guidato 16 ore per darti il mio demo tape…”, e dice “Una ragazza bassista. Non ho mai visto una bassista donna prima”. Guarda attraverso il vetro il mio compagno di stanza, Armand, e dice: “È il tuo ragazzo?” E poi dice: “Sì, sai, sono duro con i musicisti. Non ho mai avuto una ragazza che suonava il basso” e poi guarda di nuovo oltre il vetro e dice “Vai a letto con lui?” Mi sto stufando di tutta queste cagate, quindi mi alzo – e sono più alta di lui, lui mi guarda dal basso – e dico “Senti, amico, hai ascoltato il mio demo o no?” e lui dice: “Sì, penso che tu abbia molto talento. Penso che tu abbia molto potenziale e voglio lavorare con te”.
Hai suonato con lui?
L’ho fatto. Prende la chitarra, la imbraccia e dice “Siamo in si bemolle” e inizia a suonare. Sheila E. inizia alla batteria, il dottor Fink alle tastiere, io inizio a suonare il basso. Prince si agita. Entra ed esce dalla mia visuale. È in ginocchio. Balla. Questa cosa va avanti per circa 20 minuti finché Prince se ne va; Miles Davis, con cui stava suonando in quel momento, aveva bisogno di lui. Continuo a suonare con Sheila, e quando finiamo ci sediamo e parliamo dell’essere donne musiciste – di quanto sia raro e difficile – e lei mi dice che non avrebbe mai potuto fare quello che ho fatto io. Sono tutti sbalorditi dal mio coraggio e dal mio potenziale.
E poi che è successo?
Hanno detto “Prince ti chiamerà”, così sono tornata nella mia stanzetta all’università. Il giorno dopo chiama e dice: “Ciao, sono Prince. Volevo solo ringraziarti per aver suonato con me” e ho pensato,”No, grazie a te. Grazie mille”. Dice: “Non voglio dirti cosa fare, ma puoi restare con me mentre finisco Lovesexy, e poi andremo in tour”. Ora, sapevo che non mi avrebbe assunto: a quanto avevo capito, mi stava invitando a frequentarlo come ‘concubina’. Anche se ero giovane, l’avevo capito. Dissi: “Va bene, ti dico una cosa. Torno a casa e finisco la scuola, tu finisci Lovesexy, e poi ci vedremo”. Lì ha risposto: “Va bene, ti cercherò”.
Fu una decisione saggia.
Decisamente. Era stupendo, non fraintendermi – era molto bello – ma anche se ero giovane e non sapevo molto del lavoro, sapevo che non sarei diventata la sua ragazza. Penso che alla fine abbia finito per rispettarmi per questo.
Poi sei entrata a far parte del Parlamento-Funkadelic.
Sì. Sono venuti a Philadelphia un paio d’anni dopo, forse intorno al 1991 o ’92, e ancora una volta stavo distribuendo i miei demo tape nel backstage. Alla fine sono stata invitata a una serie di spettacoli che facevano a New York, e poi hanno fatto alcune date a Washington. Fu durante gli spettacoli della DC che fui effettivamente assunta e ho firmato il contratto. All’epoca [il frontman dei P-Funk] George Clinton aveva un contratto con l’etichetta Paisley Park di Prince, e gli raccontai la mia storia sull’incontro con Prince. Una volta stavamo andando a Paisley Park per registrare, e ho detto a George: “Sai, non sono sicura che Prince si ricorderà di me”. George dice: “Sei pazza? Quante ragazze irrompono nel suo santuario privato con un basso? Ti ricorderà”. Dico, “Va bene, vedremo”. Facciamo il primo tour europeo con P-Funk, suonando in Inghilterra e ad Amsterdam, e torniamo e andiamo a Minneapolis. Il gruppo di Prince amava i P-Funk: per loro sono degli dei. Quando Prince mi ha visto di nuovo, voleva che andassi a lavorare con lui.
E…?
George dice “No, non puoi andare”, quindi non ci sono mai andata. Prince sbucava negli spettacoli di P-Funk l’anno e mezzo successivo in posti diversi. Se la godeva a suonare con loro. Così è cominciata la mia vita professionale. Il resto è storia!
Nella primavera del 1977, prima di partire per la California a registrare il suo primo album, si chiude con André Anderson e Bobby Z nello studio del suo manager Owen Husney in Loring Park. Uno studio pare ricostruito sulle sembianze della taverna degli Anderson dove Prince e André dormivano e/o suonavano. Il risultato saranno alcuni brani strumentali (facilmente reperibili su youtube), ma ancora non ufficialmente conosciuti. I brani sono godibili e sembrano usciti da una discoteca degli anni 70 di New York City, invece è Prince con i suoi amichetti.
Prince approfitterà per registrare anche alcuni brani con un testo. Uno di questi, Hello, my love (anche questo mai pubblicato), sarà dedicato alla segretaria del suo manager. Prince lascerà il nastro con il brano sul tavolo di Nancy, questo il nome della fortunata. A quanto riporta il vecchio testamento, la giovane Nancy non sarà particolarmente affascinata da questo brano. Ma in questo video girato poco dopo il 21 aprile 2016, la si vede che ha incorniciato la lettera con il testo scritto da Prince.
Un altro brano di quella sessione è Neurotic Lover’s Bedroom (o qualcosa del genere). Un brano costruito da Prince sulla prima batteria elettronica che gli venne comprata dal suo manager. Ispirato dal mood di Bootsy Collins, Prince inizia a far sentire nel testo le prime avvisaglie della Dirty Mind che conosceremo meglio più avanti: I dispositivi sessuali sfaccettati ti fanno impazzire da ogni angolazione. Hai provato la posizione del loto mentre vieni strangolata?
Questi brani sarebbero il frutto di una precisa critica di Owen; egli aveva chiesto a Prince di costruire brani nel formato verso/ritornello/ponte. Questo farebbe sottintendere che la maggior parte dei lavori di Prince non avesse il formato dalle canzoni, ma si trattassero di brani sconclusionati di 10 minuti (mostly rambling 10-minute songs nelle parole di Husney). Anche i demo del Moonsound sarebbero così lunghi e indisciplinati musicalmente. Probabile che il giovane Prince abbia dovuto rivederne il formato, tagliando qua e là per ottenerne qualcosa di presentabile alla casa discografica.