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Le canzoni d’amore di Prince

Photo by Katerina Holmes on Pexels.com

Per San Valentino ho buttato lì un piccolo gioco in gruppo privato di Facebook (circa 130 persone). Ho chiesto di elencare e votare le più belle canzoni d’amore di Prince. Ho anche stilato alcune regole, altrimenti che gioco poteva essere?

  • la playlist risultante sarà formata dai 7️⃣ brani più votati
  • ognuno dei partecipanti potrà proporre solo un brano
  • scartiamo le canzoni strappa mutande (operazione difficile con Prince)
  • se la canzone è già stata proposta, non la riscriviamo ma gli mettiamo un mi piace 👍 al commento

Ho dato tempo fino alle 20 e poi ho stilato la classifica. Alla fine sono risultate vincitrici queste canzoni:

  1. She loves me for me
  2. The beautiful ones
  3. If I was the man in your life
  4. just as long as we’re together
  5. call my name
  6. wherever U go whatever U do
  7. adore

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Un mondo nuovo

Hai sentito della nuova pillola? Sembra sesso!
Garantita per farti emozionare senza effetti collaterali negativi
Una pillola che fermerà le rughe, una pillola che fermerà il dolore
Una pillola che farà sì che un bambino non cerchi mai uno vantaggio politico
A cosa serve quando puoi alterare la biologia?
Chi o cosa, allora amico mio, saremo tu ed io?

New World – Prince

Nuovo look per Trentuno Ventuno. Attiriamo la primavera con colori nuovi e freschi. Non avete voglia di scappare dalle vostre case per un momento di felicità, piccola felicità? A volta ci basta uscire di casa e attraversare la strada. Ieri siamo andati nel cuore del mondo americano. Ed era tutto chiuso. Come avrebbe interpretato questo periodo Prince?

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Perché Prince può essere considerato un genio?

Prima parte (31 agosto 2003)

Chiunque segua le gesta di Prince, e si vanta con gli amici di esserne fan, prima o poi deve rispondere a questa domanda: perché Prince viene considerato un genio ?

Prima di tutto: anch’io, che scrivo qui, credo che Prince sia un genio ? Sì, ne sono convinto anch’io. Più di una volta mi ha dimostrato con i fatti di poter farmi dimenticare tutto ciò che sapevo sulla Musica e sulla sua musica. Faccio un esempio.

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Un seme

L’amore e la pace sono come i semi. Non crescono dall’esterno all’interno, ma iniziano dall’interno e crescono. Così fa l’odio. Sapendo questo, possiamo ricordarci di non affidare la responsabilità dei nostri sentimenti al mondo esterno, perché quelle cose non penetrano dentro di noi. Questa è un’illusione e una scusa. Il seme di ciò che è dentro di noi è ciò che cresce. Ciò che non annaffiamo morirà, ma ciò che nutriamo crescerà in piena fioritura.
In qualità di giardiniere e giardino, hai l’ultima scelta nel tuo destino.
Fratellosorella giardino, ti chiami Eden?

fonte: http://princeonlinemuseum.com/love4oneanother/love/love/message.htm

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1999, vigilia del millennio

1999, vigilia del nuovo millennio, una nuova era. Cosa porterà … Quali cambiamenti ci aspettiamo?

La nuova era è la nostra era; diventeremo quello che faremo. Se vogliamo porre fine alla negatività lo faremo, se vogliamo un mondo con amore per tutti, allora sarà così.

Metti tutta la tua energia nell’amore e sarai potenziato come mai prima d’ora. Man mano che acquisiamo una comprensione più profonda l’uno dell’altro e del mondo che ci circonda, non saremo più legati dalle convenzioni della nostra società moderna. La necessità di siglare contratti scomparirà poiché confideremo nel nostro amore reciproco.

Vedremo la fine delle convenzioni e del confinamento dei pensieri e delle menti al mondo dimensionale in cui oggi esistiamo. Man mano che scopriamo le vere profondità della nostra anima, cla necessità della divisione scomparirà, vivremo in un mondo con un solo amore e una sola voce.

Diventeremo esseri multisensoriali e la scintilla di dio che è dentro di noi cambierà da una brace ardente per essere accesa in una luce che risplenderà più luminosa di qualsiasi cosa abbiamo visto prima. Diventeremo esseri di luce e il bisogno di conversazione scomparirà mentre impareremo a comunicare su un altro livello.

Questo è il nostro futuro; sta a noi crearlo. Unisciti a questa nuova alba e benvenuto nel vero significato della New Power Generation. L’inizio del 1999 segnerà il momento in cui tutti noi ci uniremo innamorati l’uno dell’altro.

Lascia che l’unità sia il tuo obiettivo.

Fonte: http://princeonlinemuseum.com/love4oneanother/love/love/millenium.html

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La croce o il cristo?

All’inizio del IV secolo l’imperatore romano Costantino chiese ad un uomo di nome Eusebio di scrivere l’unica storia del cristianesimo primitivo che esista ancora oggi.
Costantino aveva appena fatto del cristianesimo la religione di stato dell’Impero Romano e aveva bisogno di una dottrina di un Dio, una religione‚ per consolidare la sua pretesa di un impero, un imperatore. Purtroppo Eusebio non attingeva solo ai fatti, ma anche al mito, alla leggenda e alla sua immaginazione per compiacere il suo imperatore, e così le distorsioni del IV secolo ci sono state trasmesse come fatti.

Questo imperatore cristiano, che sovrintendeva alla creazione del credo niceno che si ripete ancora oggi nelle chiese, fece soffocare sua moglie e assassinare suo figlio. Rimase non battezzato fino al letto di morte in modo da poter continuare le sue atrocità e tuttavia ottenere un posto in paradiso battezzandosi all’ultimo momento, insomma era un tipico imperatore romano.

Come possiamo allora fidarci che ci venga detta l’intera Verità?

Prendi il segno della croce, perché questa immagine si trova nelle antiche chiese pagane? Perché ci sono manufatti che portano l’immagine del dio pagano Dioniso crocifisso su una croce e perché non ci sono rappresentazioni della crocifissione di Gesù fino al V secolo? Gli stessi vangeli non sono coerenti nel raccontare la morte di Gesù, secondo Paolo, Gesù è impiccato a una forca, e Pietro, negli Atti degli Apostoli, afferma che fu appeso a un albero. Anche quando si usa la parola croce, è stata tradotta dalla parola greca stauros, questa parola in greco classico significava semplicemente un palo verticale, o un palo non una croce.

L’Enciclopedia Britannica afferma: Vari oggetti, risalenti a periodi molto anteriori all’era cristiana, sono stati trovati, contrassegnati da croci di disegni diversi, in quasi ogni parte del vecchio mondo. India, Siria, Persia ed Egitto hanno fornito innumerevoli esempi . L’uso della croce come simbolo religioso in epoca precristiana e tra i popoli non cristiani può probabilmente essere considerato universale, e in moltissimi casi era collegato a qualche forma di culto della natura. (1946, Vol. P.753)

Per gli antichi la croce era un simbolo sacro, gli elementi del mondo fisico (fuoco, terra, acqua e aria) erano rappresentati dalle sue 4 braccia. Questi elementi legavano il V° elemento, lo spirito o anima, alla sua materialità terrena. L’immagine di un uomo inchiodato a una croce armata rappresentava la difficile situazione dell’anima intrappolata in un corpo fisico.

Come ti sentiresti se uno dei tuoi più cari amici fosse giustiziato sulla base di false accuse? Faresti una copia dello strumento di esecuzione? Lo apprezzeresti o preferiresti evitarlo? La New Catholic Encyclopedia ammette La rappresentazione della morte redentrice di Cristo sul Golgota non si trova nell’arte simbolica dei primi secoli cristiani. (1967, Vol. IV, p.486)

Quindi è la croce che dovremmo venerare e ricordare, o il Cristo?

fonte: http://princeonlinemuseum.com/love4oneanother/love/love/cross.htm

blog · Mostra Dopo La Pioggia

Prince non era il nome d’arte, asino!

Oggi è una delle mie giornate in stile Salieri. Mi riferisco al musicista italiano, che inaugurò la Scala con una sua opera, e che nella mia mente è l’archetipo del frustrato.

Oggi immaginatemi così:

Salieri interpretato da F. Murray Abraham in Amadeus.

Perché sono Salieri oggi?

Mi ritorna la frustrazione che ogni tanto fa capolino come blogger, fan di Prince e piccolo medio autore. Mi invento nuove strade di comunicazione per poter raggiungere le èlite italiote, che mi usano e non mi cagano. L’ultimo caso è rappresentato da una recensione che una sorta di giornalista/fan (che chiamerò il Gino) ha scritto sull’ultimo Deluxe distribuito da Prince Estate. Sto parlando di Sign ☮️ The Times; poco dopo avere pubblicato la recensione su un noto sito, mi ha mandato privatamente il link per capire cose ne pensassi. Lusingato, anzi lusingati, da questa proposta, ci siamo messi subito al lavoro per vedere cosa c’era scritto. Eccitati anche dal fatto che raccontasse Sign ☮️ The Times – Deluxe Edition 10 giorni prima della sua uscita.

Non farò nomi, per carità del sacro cuore della protettrice del Lago Minnetonka, ma la recensione aveva degli strafalcioni da urlo, che la Franca Falcucci – fosse viva – segnerebbe con la matita blu. Quello che ancora oggi ricordo (e che più che uno strafalcione è un insulto a Prince e alla sua vita) è Prince era il suo nome d’arte.

Prince non era il suo nome d’arte

Te lo vuoi mettere in mente?

Non solo è un insulto a Prince Rogers Nelson, ma alla madre che l’ha messo al mondo, al padre che suonava nel Prince Rogers Trio e che era soprannominato Prince. E pure la Warner, se vogliamo, se la potrebbe prendere. Prince s’era scritto slave sulla guancia, così, per sfizio secondo te?

Per fortuna la recensione, che i più attenti sapranno ritrovare, è stata poi passata al setaccio da diversi gruppi di Facebook, che ne hanno trovato altre incongruenze, tipiche di un recensore che crede di conoscere tutto, ma che alla fine non conosce nulla.

Va bè, a monte.

Io ho fatto la mia parte, e ci siamo divertiti a leggere quali curiose reazioni su Facebook aveva creato la recensione. Ammetto che avevo partecipato volentieri sapendo che eravamo alla vigilia della nostra mostra fotografica “Dopo la pioggia” e contavo che il Gino avrebbe ricambiato il favore scrivendo due righe su di noi. Mi bastava anche un post su FB, un tweet o un instagram. Non chiedevo un’intervista a Radio 24, o una puntata di un podcast su Audible, per dire. Ma niente. Io mando una piccola cartella stampa in giro e aggiorno il Gino sulle nostre vicissitudini (covid, photofestival). Lui mi fa qualche promessa, ma niente. Nessun articolo. Tantomeno passa a vedere la mostra. Se lo fa, non si palesa.

Morale: il Gino non è venuto, non ne ha parlato, quando ha avuto bisogno ci ha contattato, quando noi avevamo bisogno di lui, lui se l’è data a gambe.

Simpatico, vero?

Passano i giorni e il nostro tempo sotto la metropolitana di Porta Venezia finisce. Smontiamo il tutto e torniamo a casa con le nostre bellissime (provate a dire il contrario 😡) stampe. In attesa della prossima occasione, ci sediamo sul divano dove avvengono la maggioranza dei nostri briefing a base di Oreo e 1936 e ripensiamo alle 10 cose che abbiamo imparato da questa mostra. Beh, il Gino non lo invitiamo più.