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Analisi degli album postumi: le delusioni di Prince

I migliori e i peggiori album postumi

PEGGIORE – Prince / “Welcome 2 America” (2021)

Come sempre, l’eredità postuma di Prince è qualcosa di difficile da gestire. Sebbene Prince avrebbe disapprovato il fatto che la sua intera videografia sia disponibile su YouTube, la sua musica è riuscita a raggiungere un’intera nuova generazione di ascoltatori ed è difficile arrabbiarsi per questo. Sebbene la sua proprietà abbia fatto un lavoro sorprendentemente straordinario nel pubblicare una marea di rarità curate con attenzione (come l’eccellente disco “Originals”, che contiene i demo registrati da Prince di canzoni che erano state date ad altri), l’annuncio dell’inedito in studio “Welcome 2 America” è stato una sorpresa per molti. Registrato nel 2010 con la bassista Tal Wilkenfeld, il tastierista Morris Hayes e il batterista Chris Coleman, questo disco rilassato e sorprendentemente sobrio rimane un po’ un rompicapo, dato che non è chiaro se il disco pubblicato fosse “finito” o meno. Numeri in levare come “Hot Summer” sembrano pronti per essere trasmessi alle radio, ma inni aspiranti come “Stand Up and B Strong” sembrano sorprendentemente scarsi e poco curati. Non si tratta tanto di un brutto disco quanto di un disco profondamente poco coinvolgente, dal punto di vista sonoro indistinguibile dagli ultimi full-length di Prince come “20Ten”. I completisti possono cercare tra queste decine di canzoni alcune gemme, ma non è un’entrata essenziale nella discografia di Prince.

Fonte: yardbarker.com

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Morris Day e Champagne: Icone del Funk di Minneapolis

Champagne: il suono di Minneapolis e l’ascesa del funk negli anni ’70

A metà degli anni ’70, a Minneapolis, nel Minnesota, stava nascendo silenziosamente una rivoluzione musicale guidata da un gruppo noto come Champagne. Questo ensemble, composto da Morris Day, Andre Cymone, Linda Renee Anderson e William Doughty, incarnava l’innovazione del Minneapolis Sound, un genere che fondeva funk, rock e R&B in un sound distintivo che in seguito avrebbe raggiunto la ribalta nazionale. Catturato dal fotografo Charles Chamblis nel 1975, il gruppo rappresenta un momento cruciale nella storia della musica, in cui i talenti locali iniziarono a sfidare lo status quo e a spianare la strada ai futuri artisti.

Gli anni ’70 furono un’epoca di grandi trasformazioni musicali, segnata dall’ascesa della disco, del funk e del soul. Mentre città come New York e Los Angeles erano spesso considerate gli epicentri dell’innovazione musicale, Minneapolis stava costantemente affermando la propria identità. La vivace scena musicale della città era alimentata da una vasta gamma di influenze, dal rock psichedelico degli anni ’60 al movimento funk emergente che stava travolgendo la nazione. Gli Champagne furono in prima linea in questo cambiamento culturale, contribuendo a definire un suono che avrebbe risuonato con il pubblico ben oltre i confini del Minnesota.

Morris Day, il carismatico frontman degli Champagne, era noto per la sua dinamica presenza sul palco e per il suo senso della moda, che sarebbero poi diventati i tratti distintivi della sua carriera. Nato nel 1957, le sue prime esperienze musicali sono state influenzate dall’ambiente circostante, dove è stato esposto a una vasta gamma di generi. Come membro degli Champagne, ha affinato le sue capacità di performer e ha iniziato a sviluppare il personaggio che in seguito lo avrebbe reso una star a tutti gli effetti. La sua collaborazione con il musicista e cantautore Andre Cymone si rivelò una combinazione vincente. La sua esperienza nella creazione di melodie e ritmi contagiosi ha contribuito in modo significativo al sound della band.

Linda Renee Anderson, un membro fondamentale del gruppo, ha contribuito con uno stile vocale unico e un’energia che hanno completato le performance carismatiche di Day. Insieme a lei, William Doughty contribuì alla sezione ritmica della band, contribuendo a creare i ritmi trainanti che caratterizzavano il Minneapolis Sound. Insieme, i membri degli Champagne non erano solo una band, ma un collettivo di menti creative impegnate a superare i confini musicali.

All’inizio, gli Champagne si esibivano nei club locali, guadagnando rapidamente un seguito a Minneapolis. La loro miscela di ritmi coinvolgenti e melodie accattivanti risuonava con il pubblico, gettando le basi per la loro ascesa sulla scena musicale. Le esibizioni della band erano elettrizzanti, spesso caratterizzate da intricate coreografie e da una forte presenza scenica che divenne un elemento distintivo della loro identità.

Con la crescita della loro popolarità, aumentarono anche le loro ambizioni. Gli Champagne cercarono di registrare e produrre musica che catturasse l’energia delle loro esibizioni dal vivo. Questo desiderio di creare registrazioni raffinate li ha portati a collaborare con alcune delle figure più influenti della scena musicale di Minneapolis. La dedizione del gruppo al proprio lavoro e la disponibilità a sperimentare suoni e stili diversi li ha distinti dai loro contemporanei.

La loro influenza si estendeva oltre la musica. La band faceva parte di un movimento più ampio che comprendeva altri artisti di Minneapolis, come Prince e i The Time. Questo collettivo di musicisti avrebbe plasmato il sound degli anni ’80, influenzando innumerevoli artisti e generi musicali. Il Minneapolis Sound divenne sinonimo di una nuova ondata di funk e pop, caratterizzata da una produzione complessa, voci stratificate e una ritmica affascinante.

Nel 1979, il gruppo si evolse in un nuovo ensemble, con Morris Day e Andre Cymone che diventarono figure chiave nell’impero di Prince. Questo cambiamento segnò una svolta non solo per gli individui coinvolti, ma anche per la scena musicale di Minneapolis nel suo complesso. L’eredità degli Champagne continuò a influenzare la musica funk e pop; in seguito, Day raggiunse la fama come cantante dei The Time e come artista solista di successo.

La fotografia scattata da Charles Chamblis nel 1975 non ritrae solo un gruppo musicale, ma racchiude un momento in cui Minneapolis era all’apice di un risveglio musicale. L’immagine ci ricorda la creatività e la collaborazione che caratterizzavano quell’epoca, mettendo in mostra un gruppo di individui di talento che avrebbero lasciato un segno indelebile nell’industria musicale. Quando ripensiamo ai contributi degli Champagne e al loro ruolo nel Minneapolis Sound, è essenziale riconoscere l’importanza culturale del loro lavoro. La loro fusione di funk, rock e R&B non solo ha definito un genere, ma ha anche aperto la strada alle future generazioni di musicisti. L’energia vibrante e l’innovazione che hanno caratterizzato la musica degli Champagne continuano a risuonare oggi, a testimonianza del potere duraturo della creatività e della collaborazione nel mondo della musica.

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La Magia di Paisley Park: Storia di Cat e Ingrid

Tra tutti i ricordi di Cat, ecco quello di Ingrid Chavez:

Mi ha sempre dimostrato tanto amore. La sera in cui conobbi Prince, lui mi portò a Paisley Park e mi fece aspettare per un’eternità in una stanza con una sola candela; fu Cat a chiamarlo per incontrarlo lì. Fecero un giro in macchina e lui le raccontò dell’incontro con me al club. Lei sapeva che quella sera era cambiato qualcosa per lui.

Da allora si impegnò a diventare mia amica, anche contro il volere di Prince. Essere la nuova ragazza nel suo mondo era difficile, ma lei mi faceva sempre sentire accolta e amata. In cambio, il mio circolo di amici le ha dato un mondo al di fuori di Paisley Park, a Minneapolis, per sfuggire alla follia che sembrava sempre circondarli a Minnetonka. Lei fa parte di quel periodo della mia vita tanto quanto Prince.

Mi ha riportato alla mente tanti ricordi di quell’inverno durante la registrazione di Lovesexy al simposio. Quel giorno era così divertente, raggiante e piena di vita e di gioia. Ero così felice di vederla.

Ha un posto speciale nel mio cuore.

Ti voglio bene, Cat… Se esiste un paradiso, spero che tu stia ballando con Prince.

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Dietro le quinte: Cat, Prince e l’abito iconico

Ecco il ricordo di Susannah di Cat:

Prince voleva che indossasse qualcosa di color pesca durante le riprese dell’album Sign Of The Times. Cat era stata assunta da poco in quel periodo e non aveva molto con sé mentre era in città. Prince voleva che lei scattasse delle foto con la sua chitarra color pesca e che facesse alcune foto della copertina interna e dei singoli. Si ricordava che avevo un mini abito color pesca che avevo comprato a Los Angeles e che non avevo indossato. Beh, quel piccolo numero avrebbe dato il via a qualcosa per te e a tutti i tuoi fantastici outfit sul palco di quel tour. Non avevi idea che fosse il mio vestito, ma presto l’hai scoperto e hai riso pensando che non c’era modo di indossare un vestito così piccolo. (Non potevo indossare un vestito così piccolo)! Ma tu potevi! E con la grazia e l’atletismo di una campionessa di danza! Che ballerina eri! Ahhh, e ricordo che in alcune occasioni ti fu chiesto di venirmi a prendere a casa nostra e di portarmi allo studio per Prince. Arrivavi con la sua Buick d’epoca e mi portavi lì e in quel breve tragitto entravamo in sintonia e mi chiedevi della mia vita, cosa che ritenevo così generosa e gentile.

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Quando gli Ospiti Superano gli Artisti: 10 Esempi Memorabili

10 canzoni in cui l’ospite ha rubato la scena di Tim Coffman

A volte un artista non ha le capacità giuste per trasmettere la musica che sente nella sua testa. Per quanto si possa cercare di mettere insieme la migliore serie di note per un assolo di chitarra, è inutile sperare che un passaggio in studio possa magicamente trasformarvi in Satriani in un colpo solo. Non c’è da vergognarsi di coinvolgere un ospite per aiutare a dare corpo a una canzone, ma artisti come Kate Bush sono riusciti a rubare la scena a questi artisti iconici.

D’altra parte, probabilmente non è questa l’intenzione di nessun musicista quando entra in studio. Il più delle volte, si tratta solo di migliorare il brano, ma anche se hanno adempiuto al loro dovere di far balzare tutto fuori dagli altoparlanti, potrebbero aver fatto il loro lavoro un po’ troppo bene, togliendo la luce ad alcuni dei loro colleghi.

Perché per tutti i grandi musicisti della band, per metà del tempo potrebbero anche essere un gruppo di supporto per gli ospiti, che di solito lavorano su di loro e vedono dove andrà a finire la canzone. Senza rendersene conto, molti di loro hanno finito per diventare membri onorari del gruppo senza nemmeno accorgersene per metà del tempo.

Anche se alcuni di loro si esibivano un po’ troppo, lasciavano almeno al pubblico alcune delle linee, delle tracce o dei frammenti musicali più belli che gli sarebbero passati per la testa non appena li avessero ascoltati. Che fossero nascosti nel mix o posti in primo piano, qualcosa di semplice come suonare un paio di accordi rendeva impossibile per i fan staccare le orecchie da loro.

Al numero 1 c’è While My Guitar Gently Weeps – Prince (George Harrison/Rock and Roll Hall of Fame)

È stato un giorno triste per tutto il mondo della musica quando è stato annunciato che George Harrison ha perso la sua battaglia contro il cancro. È sempre stato il genio silenzioso dietro a tanti classici dei Beatles e, mentre la morte di John Lennon è stata così brusca, vedere Harrison spegnersi lentamente significava che sarebbe stata necessaria una celebrazione di massa quando la Rock and Roll Hall of Fame si sarebbe presentata. Come migliorare la perfezione di “While My Guitar Gently Weeps”? Beh, con Prince, ecco come.

Nonostante fosse una delle leggende più giovani sul palco quella sera, “The Purple One” si è pavoneggiato in mezzo alle sue icone e ha preso completamente il controllo della sezione solista del brano. Il tutto doveva essere un tributo a uno dei chitarristi meno appariscenti di tutti i tempi, eppure Prince si è presentato come se dovesse dare filo da torcere a tutti, da Jimi Hendrix a Eddie Van Halen.

Ma mai una volta l’appariscenza smette di essere di buon gusto. Ad ogni bend, Prince fa stridere la sua chitarra come solo lui sa fare, con tanto di pedalate sulla corda aperta e perfino con un perfetto lick blues per portare un po’ di sporcizia nel groove. Eric Clapton potrebbe aver fatto l’assolo sul disco, ma questa è probabilmente la versione più accurata del suono di una chitarra che piange. Ovunque Prince e Harrison siano oggi, è molto probabile che “The Quiet Beatle” lo abbia ringraziato per aver reso orgoglioso il suo brano.

Tradotto da: https://faroutmagazine.co.uk/10-songs-guest-stole-the-show/

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Il Prince che non abbiamo mai conosciuto

Nei giorni scorsi è stato pubblicato un lungo e interessante articolo di Sasha Weiss sul New York Times Magazine (link) dedicato alle vicissitudini della produzione del documentario di Netflix su Prince. L’abbiamo tradotto e l’abbiamo fatto per agevolare la conoscenza di un argomento tanto importante per noi fam. Buona lettura.

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