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Internet is over: chi disprezza ama

Internet è morto e anche MTV non sta molto bene.

La dichiarazione di Prince “Internet is over” ha fatto rapidamente il giro dei siti web guadagnandosi una certa popolarità. Prince, forse inconsciamente, è riuscito a guadagnarsi spazio ed esportare con successo il suo 20TEN anche dove non veniva pubblicato ufficialmente.

Non c’è nulla da dire, questa mossa ha funzionato. Ora, se la Warner decidesse di distribuirlo nei canali classici, probabilmente qualche ricavo in meno la major lo sconterebbe, ma rimane il fatto che di 20TEN se n’è parlato molto di più del suo fratello maggiore, ma più sfortunato Planet Earth, che era stato distribuito dalle parti della regina Elisabetta assieme ad una rivista ed anche all’entrata dei concerto all’O2. Se Prince pensa alla nuova musica solo come veicolo promozionale, e non ad un vero e proprio ricavo monetario, allora – come detto – la mossa ha funzionato.

A titolo esempio, mi preme citare ciò che ho letto su punto informatico (https://www.punto-informatico.it/prince-e-la-fine-di-internet/), una testata web discretamente famosa, che ha sfruttato la dichiarazione di Prince “Internet è finito” ed anche il corollario su MTV, per farci su un articolo. Lasciando perdere i discorsi anacronistici – secondo l’autore dell’articolo Prince si farebbe ancora chiamare The Artist – il post riprende pari pari quanto detto da Prince al Mirror (https://www.mirror.co.uk/3am/celebrity-news/inside-princes-bizarre-life-paisley-233220) e lo mette a disposizione dei leoni dei commenti – che anche da queste parti si sono fatti notare per maleducazione, ringraziate loro se ora i commenti in questo blog sono moderati. Il risultato è un post altamente commentato (ad oggi i commenti sono più di 90) nella scia degli articoli dedicati all’iPhone.

Andando oltre l’apparenza, Prince dice delle cose sensate, che non è necessario condividere, ma che possono uscire dalla bocca di un nato nel 58 o di chiunque abbia avuto a che fare con la c.d. musica analogica.

La cerimonia che una volta ci avvicinava alla musica, al momento di ascoltare un disco di vinile che aspettavi per mesi e che finalmente arrivava a casa tua nella sua busta colorata è quasi completamente persa. Ora giriamo con un macinino nella tasca che contiene 15.000 mila brani, esso può saltare da una canzone all’altra senza che si riesca veramente a capire chi si ascolta. L’arrangiamento, la ricerca timbrica o musicologica. La progressione degli accordi o l’assolo di chitarra. La ricerca di un brano è stata fagocitata dalla bulimia dello scaricare mp3 su mp3. Senza sapere se quei 5mega di roba contengano qualcosa di veramente interessante. Abbiamo perso il gusto di farci un nastro con le cose migliori che abbiamo nella testa e vogliamo solo raccogliere il più possibile. Una collezione che non potrebbe mai avere un fine; non ci darà mai soddisfazione In realtà i mezzi per raccoglierci intorno al fuoco della musica che amiamo li abbiamo ancora, ma rincorriamo un’autostrada fatta di zero e uno che ci fa perdere la testa.

Ascolto da qualche giorno 20TEN e lo ritengo uno dei migliori album di Prince. Se non altro per la sincerità, l’accuratezza e la concretezza con cui ci ha lavorato. La sua voce è sempre in primo piano. Non più oscurata dai riverberi di Planet Earth, non è nascosta dai ritmi costruiti da Pro Tools in Mplsound o sommersa dalle vibrazioni hendixiane di Lotus Flow3r. Prince ha raggiunto una capacità di scrivere, elaborare, arricchire e produrre che rasenta la perfezione. E se, dal vivo, continua a proporre la stessa scaletta dal 2003 – forse per andare sul sicuro – in studio non ha bisogno di altri se non di sè stesso.

In fin dei conti, ci chiede di dargli maggiore attenzione: glielo possiamo concedere. No?

#tbt

MPLSound

Parte la ritmica, incrociata dai riverberi del computer è (There’ll Never B) Another Like Me (***). Il coro entra con il basso, mentre il piano programmato fa la svisata. Tastiere molto semplici, basso da synth, molte le voci sovrapposte. La melodia funziona: “chiedi a tua mamma, a tua sorella, a tuo fratello, non ci sarà mai nessun altro come me.” Il synth, simile organo, fino alla fine rifà una melodia che mi ricorda qualcos’altro. In conclusione un breve accenno di chitarra elettrica ed acustica, però mi sembra tutto rifatto al synth. La prima esplosione del genio è Chocolate Box (****), supportato da un video dove per la prima volta Prince fa da sfondo ai protagonisti. Il brano ha nella ritmica la forza migliore ed uno splendido ponte, dove la prima volta si rappa, ma la seconda si balla. Arriverà un remix? Finita la scatola di cioccolatini, si continua a ballare con Dance 4 Me(****): grancassa pop, clap clap, in sfondo la drum-machine Linn LM-1? Camille rivista e corretta si lamenta: “oh, the funky congregation”, ma glory glory: alleluja! Prince sa ancora scrivere belle canzoni. Niente chitarre, ma tanto piano a fare la ritmica. Al ponte, un synth programmato, con riverbero. Al solito il rullante anticipa di un quarto la sua entrata: una delle sue cifre più riconoscibili. Dopo due minuti il primo assolo. Synth distorto, pieno di effetti. Alleluja! Si finisce con le tastiere a fare l’orchestra. Coro simil amen: andate in pace, il party è finito. Prince riprende un brano inserito nell’album sperimentale solo-piano “One nite alone” e distribuito durante il tour dallo stesso titolo, ma figlio di The Rainbow Children: U’re Gonna C Me (**) è il momento più deludente di MPLSound, forse perchè non ha delle sonorità nuove come gli altri. Ma la delusione dura poco, perché Prince non resiste al pop e in Here (****) qui lo fa senza paura. Canta il ritornello in falsetto, ma presto torna nel suo registro normale. Chitarre acustiche e suoni da synth. Frasi ad effetto: “Quanto sei bella, ci sono più di un migliaio di tue repliche. (…) Così mi sono sorpreso quando ho scoperto che non ti voglio qui, non ti voglio vicino a me. (…) Quanto sono disperato?” Il bridge nella migliore melodia di tutto Lo+us Flow3r: “Abbiamo così tanto da esplorare: quando entrerai da quella porta, ti darò ciò di cui stai cercando.” Chiude ricordando il brano Song for you di Donny Hathaway. Valentina (***) è dedicata alla figlia di Salma Hayek e M.Pinault. Come uno scherzo di Mozart, Prince aspetta la telefonata di Salma (“una delle migliori attrici al mondo”, per non fare incazzare Kristen) quando Valentina finisce di poppare dal seno tra i più invidiati al mondo. E se prima si ballava, ora è tempo dei lenti: Better With Time (****), ballata dolcissima ed ispiratissima, [forse] la migliore di tutte. Orchestra suonata magnificamente da Prince (Clare Fischer arrangia sul cd di Bria Valente, non qui). Parte la melodia, campanelli e tappeto d’archi. Prince vocalizza con dolcezza, e canta milioni di parole per lei: Kristin-Scott Thomas, con lui protagonista del film Under the Cherry Moon, a cui dice: “sei come il vino, migliori con il tempo”. Nel ponte: “chiunque ti incontri è d’accordo”. Finale sinfonico: “cos’è l’età se non una gabbia?” Coro finale con aggiunta di una quarta e flauti. A conferma che MPLSound è soprattutto funky arriva la Ol’ Skool Company (***): dov’è il vero batterista? Michael Bland. Appoggiato su forti fondamenta ritmiche e melodiche, Prince riprende i suoi DMSR e It’s Gonna be a Beautiful Nite e ne fa una versione del 2009: per la prima volta mi sembra rifare sè stesso. Proprio per questo, però, Prince si ricorda del punk: 9 mortali su 10 concordano: la celebrità porta alla decadenza Drum machine ritagliata sulla ritmica punk e lo stesso riff di Peach: blues rock. No More Candy 4 U (*****) ha basso e chitarra dal synth: cattivi, costruiscono la vero melodia. I synth sorreggono i cori e ripartono come un Freccia Rossa da Milano per Bologna per il vero inciso. Prince urla, niente falsetto, niente Camille. Chitarre distorte. Drum machine mixata sulle note alte. Bridge tipo cantilena da bambini. Alla fine torna la chitarra distorta, la ritmica riprogrammata per i fill riempitivi sembrano far saltare il tempo, erano proprio necessari?

Valutazione in stelle:
* – molto basso
** – basso
*** – medio
**** – alto
***** – altissimo