Anche i cinema italiani IMAX riportano la notizia del film Sign ‘☮’ The Times di Prince per il 29 agosto.
Ho fatto una ricerca nel sito Uci Cinema Imax.
Il film sarà proiettato all’UCI Cinema di Orio (Bergamo) il 30 agosto alle ore 18:30 e. alle 21:00. Sarà anche a Roma al Centro Commerciale Porta di Roma con gli stessi orari.
Prince Legacy (formerly known as Prince Estate) attraverso NPG Records ha pubblicato una nuova versione ri-masterizzata di America. Questa è in Dolby Atmos ove disponibile, come su Apple Music. Il singolo di dodici pollici è ventuno 🤣 e più di funky rock. Si basa su una solida ritmica della Lynn. Include solo di sintetizzatori e chitarre miagolanti. Questo singolo non avrà fatto la storia della musica. Tuttavia, rappresenta bene la politica filo reganiana di Prince della prima metà degli anni ottanta.
La musica è un potente veicolo per comunicare messaggi significativi. Essa supporta i movimenti di protesta e lega l’arte alla politica. Funziona da colonna sonora per il cambiamento sociale e gli atti di resistenza. Molte canzoni appaiono patriottiche o di puro intrattenimento al pubblico. In realtà, contengono messaggi sociali e politici profondi. Spesso questi messaggi vengono fraintesi o ignorati.
Potrebbe essere il caso di Prince? Un conservatore che ascolta i sentimenti della gente e che ne segue le indicazioni: “Il comunismo è solo una parola, ma se il governo cambia sarà l’unica parola che si sentirà” ancora “Forse non è nera, ma è felice di non essere rossa” per concludere con “Jimmy Non è mai andato a scuola, gli hanno fatto giurare fedeltà, ha detto che non era figo, niente rendeva Jimmy orgoglioso, ora Jimmy vive su una nuvola a forma di fungo“
Chi fosse quel Jimmy non si sa. Tuttavia, sembra che Prince all’inizio degli anni 80 avesse espresso favore nei confronti del successore di Jimmy Carter. Questo rispetto al 39esimo presidente americano.
Robert Palmer, critico musicale del New York Times scomparso nel 1997, scriverà:
«“America”, la canzone che apre il secondo lato dell’album, è vivace, trascinante e decisamente urbana; come una canzone di protesta degli anni ‘60, affronta lo spirito idealizzato dell’‘America’ e chiede che “mantenga liberi i bambini”. Ma proprio come le canzoni in stile psichedelico del primo lato sono notevolmente prive di riferimenti alle droghe, “America” del secondo lato potrebbe essere definita una canzone di protesta patriottica. Qui non si bruciano cartoline di leva. Anzi, uno dei brevi ritratti dei personaggi della canzone sembra suggerire che chi rifiuta il patriottismo e si diletta nel nichilismo potrebbe ricevere la giusta ricompensa in un cataclisma nucleare.»
Mentre Wayne Robins del New York Newsday aggiungerà:
«Nel campo della critica sociale, Prince è indiretto. Il suo allontanamento più netto dall’atteggiamento pacifista degli anni ’60 si riscontra in “America”, dove canta: “Il comunismo è solo una parola/Ma se il governo cade, sarà l’unica parola che si sentirà”. Prince che dice “meglio morti che rossi”, facendo eco a uno dei capisaldi della filosofia militante di destra? Più avanti nella canzone c’è questo verso bizzarro: “Jimmy Nothing non è mai andato a scuola/Gli hanno fatto giurare fedeltà/lui ha detto che non era figo/Niente rendeva Jimmy orgoglioso/Ora Jimmy vive su una nuvola a forma di fungo”. Dal contesto non si capisce se la nuvola a forma di fungo di cui canta Prince sia legata alle bombe nucleari o alla psilocibina.»
Poi arriva Jeffrey Day del Macon Telegraph che critica il nuovo Prince:
«“America” apre il lato B, suonando un po’ più simile al vecchio Prince con la sua anima e la sua potenza. Ma poi si ascoltano i testi, stampati in rosso, bianco e blu sulla copertina apribile. Sembra che Prince abbia ascoltato troppi discorsi di Reagan. Anche se non c’è nulla di sbagliato nel patriottismo, è sorprendente che qualcuno come Prince abbia scritto una canzone così superficiale e ignorante. In essa canta: “Jimmy Nothing non è mai andato a scuola / Gli hanno fatto giurare fedeltà, Jimmy ha detto che non era figo / Niente rendeva Jimmy orgoglioso / Ora Jimmy vive su una nuvola a forma di fungo”. Questa è una delle frasi migliori. La prossima volta che Casper Weinberger parlerà di come i vecchi Stati Uniti abbiano bisogno di più armi, dovrebbe cercare il sostegno di Prince.»
Jim Bohen del Daily Record spinge ancora più sull’acceleratore:
«Per quanto riguarda le sue opinioni politiche, sono diventate più conservatrici. Lo stesso artista che una volta consigliò al presidente: «Ronnie, parla con la Russia», ora promuove un patriottismo cieco come unica alternativa al comunismo, arrivando persino a denunciare uno scolaretto che si rifiuta di recitare il giuramento di fedeltà alla bandiera: “Jimmy ha detto che non era figo/Niente rendeva Jimmy orgoglioso/Ora Jimmy vive su una nuvola a forma di fungo”»
Sarà poi Sign ☮ the Times (a partire da quel simbolo della pace) a far svoltare a sinistra la musica di Prince: “qualcuno dice che un uomo non è felice fino a quando non muore, perché?” Per poi tornare a destra con la conversione ai Testimoni di Geova? Ma forse le categorie politiche non hanno mai fatto il caso di Prince.
Questo era, a parte l’inizio, necessario per trovare una traiettoria ed entrare nell’orbita del mainstream.
Chiunque segua le gesta di Prince, e si vanta con gli amici di esserne fan, prima o poi deve rispondere a questa domanda: perché Prince viene considerato un genio ?
Prima di tutto: anch’io, che scrivo qui, credo che Prince sia un genio ? Sì, ne sono convinto anch’io. Più di una volta mi ha dimostrato con i fatti di poter farmi dimenticare tutto ciò che sapevo sulla Musica e sulla sua musica. Faccio un esempio.
Oggi è una delle mie giornate in stile Salieri. Mi riferisco al musicista italiano, che inaugurò la Scala con una sua opera, e che nella mia mente è l’archetipo del frustrato.
Oggi immaginatemi così:
Salieri interpretato da F. Murray Abraham in Amadeus.
Perché sono Salieri oggi?
Mi ritorna la frustrazione che ogni tanto fa capolino come blogger, fan di Prince e piccolo medio autore. Mi invento nuove strade di comunicazione per poter raggiungere le èlite italiote, che mi usano e non mi cagano. L’ultimo caso è rappresentato da una recensione che una sorta di giornalista/fan (che chiamerò il Gino) ha scritto sull’ultimo Deluxe distribuito da Prince Estate. Sto parlando di Sign ☮️ The Times; poco dopo avere pubblicato la recensione su un noto sito, mi ha mandato privatamente il link per capire cose ne pensassi. Lusingato, anzi lusingati, da questa proposta, ci siamo messi subito al lavoro per vedere cosa c’era scritto. Eccitati anche dal fatto che raccontasse Sign ☮️ The Times – Deluxe Edition 10 giorni prima della sua uscita.
Non farò nomi, per carità del sacro cuore della protettrice del Lago Minnetonka, ma la recensione aveva degli strafalcioni da urlo, che la Franca Falcucci – fosse viva – segnerebbe con la matita blu. Quello che ancora oggi ricordo (e che più che uno strafalcione è un insulto a Prince e alla sua vita) è Prince era il suo nome d’arte.
Prince non era il suo nome d’arte
Te lo vuoi mettere in mente?
Non solo è un insulto a Prince Rogers Nelson, ma alla madre che l’ha messo al mondo, al padre che suonava nel Prince Rogers Trio e che era soprannominato Prince. E pure la Warner, se vogliamo, se la potrebbe prendere. Prince s’era scritto slave sulla guancia, così, per sfizio secondo te?
Per fortuna la recensione, che i più attenti sapranno ritrovare, è stata poi passata al setaccio da diversi gruppi di Facebook, che ne hanno trovato altre incongruenze, tipiche di un recensore che crede di conoscere tutto, ma che alla fine non conosce nulla.
Va bè, a monte.
Io ho fatto la mia parte, e ci siamo divertiti a leggere quali curiose reazioni su Facebook aveva creato la recensione. Ammetto che avevo partecipato volentieri sapendo che eravamo alla vigilia della nostra mostra fotografica “Dopo la pioggia” e contavo che il Gino avrebbe ricambiato il favore scrivendo due righe su di noi. Mi bastava anche un post su FB, un tweet o un instagram. Non chiedevo un’intervista a Radio 24, o una puntata di un podcast su Audible, per dire. Ma niente. Io mando una piccola cartella stampa in giro e aggiorno il Gino sulle nostre vicissitudini (covid, photofestival). Lui mi fa qualche promessa, ma niente. Nessun articolo. Tantomeno passa a vedere la mostra. Se lo fa, non si palesa.
Morale: il Gino non è venuto, non ne ha parlato, quando ha avuto bisogno ci ha contattato, quando noi avevamo bisogno di lui, lui se l’è data a gambe.
Simpatico, vero?
Passano i giorni e il nostro tempo sotto la metropolitana di Porta Venezia finisce. Smontiamo il tutto e torniamo a casa con le nostre bellissime (provate a dire il contrario 😡) stampe. In attesa della prossima occasione, ci sediamo sul divano dove avvengono la maggioranza dei nostri briefing a base di Oreo e 1936 e ripensiamo alle 10 cose che abbiamo imparato da questa mostra. Beh, il Gino non lo invitiamo più.
#tbt dal blog TrentunoVentuno (formerly known as TreUnoDueUno) del 14 aprile 2005
Prince sembra proprio volere sfinire i propri fan; una volta pubblicava un album e più all’anno. Ora, manda migliaia di e-mail in giro per il mondo, senza far girare molta musica e senza farsi vedere in Europa; Prince chiede agli iscritti a npgmusicclub.com di diffondere il verbo. E noi da bravi violacei seguiamo l’esempio, creandone una versione italiana. Eccola qui sotto.