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Do Me, Baby

Il brano controverso di Controversy

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Prince Estate ha ben celebrato l’album Controversy di Prince che usciva 40 anni fa, il 14 ottobre 1981. In collaborazione con Warner Record, hanno scovato qualcosa di speciale nel Vault di Prince a Paisley Park. Si tratta della demo solitaria del 1979 della slow jam strappamutande “Do Me, Baby”. Un inedito che era il fulcro dell’album Controversy, siamo nel 1981, ma Prince aveva registrato la canzone anni prima.

Una prima versione di “Do Me, Baby” con André Cymone alla voce solista era stata registrata il 17 febbraio 1979 al Music Farm Studios di New York, durante una giornata di sessioni guidate da Pepé Willie. Pepe Willie ricorda: Tony Silvester mi ha chiamato in cerca di musicisti e gli ho detto: “Guarda, ho due musicisti che possono suonare di tutto”. Così Tony ha portato me, Prince e André a New York e ci ha ospitato all’Hilton Hotel. Prince aveva iniziato a scrivere “I Feel For You” al pianoforte. Mentre Andre aveva suonato “Do Me, Baby”. Per quanto mi ricordo, Andre Cymone ne era l’autore perché ce l’aveva proposta. Quando siamo tornati da New York, Prince ha rivendicato la canzone perché l’ha messa su Controversy. A quel punto Andre è venuto da me e ha detto: “Pepe, ti ricordi che abbiamo fatto quella canzone a New York e che era una mia canzone?” E ho detto: “Sì, mi ricordo”.

Ad aprile del 1979 Prince ha completamente reinventato la traccia durante le sessioni di registrazione agli Alpha Studios di North Hollywood, con sovra-incisioni aggiunte nello stesso periodo alla Hollywood Sound Records. Quel master tape multitraccia da due pollici, un mix su cassetta – scoperto di recente nel Vault di Prince e firmato con la sua calligrafia – era stato preparato, ma alla fine accantonato. Questa versione speciale di “Do Me, Baby (Demo)” è stata appena mixata per corrispondere alle specifiche della cassetta demo originale dall’ingegnere Chris James e masterizzata da Bernie Grundman. Ed è quella che possiamo ascoltare oggi.

Come era tipico di Prince, avrebbe rivisitato di nuovo la canzone nel giugno 1981 all’Hollywood studio e al Sunset Studio ad agosto. Erano passati due anni. A quel punto avrebbe creato una versione nuova di “Do Me, Baby”. Avrebbe rivisto la melodia, mostrandoci cosa significava per lui avere raggiunto una maturità artistica.

Su NME, rivista britannica, “Do Me, Baby” viene riassunta nel 1981 così: Ricorda, nella loro scia scivolosa, artisti del calibro degli Imagination, ma lui è molto meglio. Prince arriva completo di una discordia, gettando a mare l’elaborato arrangiamento e tremando in un silenzioso bagliore. È Smokey Robinson che canta cose oscene ai raggi di luna, la lussuria che implora amore; le tracce sul cuscino non sono le sue lacrime. Vuole fare molto di più che metterci la lingua sulla guancia? Non sono sicuro che voterei per lui se lo facesse. Prince è in definitiva conservatore, ma temporaneamente valoroso; è funk?

Durante i concerti, “Do Me, Baby” diviene un momento di passione con il pubblico. Così raccontano le cronache del concerti di novembre del 1981: “Non mi lasci altra scelta”, dice Prince mentre inizia a togliersi i suoi vestiti verso la fine di “Do Me, Baby”. Come previsto, il pubblico risponde con selvaggio entusiasmo. Prince si mette davvero in gioco: “Beh, non mi lasci scelta. Cosa stai guardando? Hai intenzione di sederti lì e guardare? Va bene… non vuoi chiudere gli occhi? Per favore, piccola, chiudi gli occhi. Quanto vuoi che mi spinga? Vado fino in fondo?!”

Jim Miller nel pezzo ospitato su Newsweek del 22 dicembre 1981 intitolato “Il cattivo principe del rock” la vede così: Do Me, Baby è la ballata culminante del disco, è un pezzo di bravura con armonie sussurrate, piroette vocali acute, ululati elettrizzanti e una coda sorprendente che fa sembrare tutto il respiro pesante che lo ha preceduto una faccenda piuttosto triste: “ho così freddo. tienimi stretto.” È il tipo di tocco inaspettato che rende Prince una figura così affascinante. È giovane, ha solo 22 anni, e controlla ogni aspetto della sua fiorente carriera: nessun impresario ha plasmato un’immagine per lui. Una personalità complessa, che proietta una strana miscela di sfida e vulnerabilità. Può essere un libertino dagli occhi selvaggi – i suoi testi e la sua appariscente presenza scenica lo implicano – ma è anche un professionista attento, un perfezionista disciplinato e, a detta di tutti, un introverso dolorosamente timido.

Geoffrey Himes, del Washington Post racconta come Prince abbia la più potente gamma di talenti grezzi arrivata nel rock’n’roll da diversi anni. La sua voce fantastica andava senza sforzo dal falsetto più seducente al più autorevole baritono e i suoi assoli di chitarra combinavano un assalto metallico con un controllo preciso. Ha recitato alcuni dei suoi testi inebrianti come un mimo, incluso uno spogliarello su “Do Me, Baby.”

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C’era un ragazzo che come me amava Prince e Sheila E.

Nell’ultima edizione della newsletter Trentuno Ventuno (a proposito se volete iscrivervi cliccate qui) ho riportato un articolo di Bob Lefsetz che analizza la questione “registrare di nuovo un album già pubblicato”. La sua opinione calca a pennello con quanto minacciò di fare Prince nella battaglia vs Warner Bros.:

Fare un disco non è un’esperienza scientifica. L’obiettivo è catturare un fulmine in una bottiglia. E non solo non rovinarlo durante il missaggio e il mastering, ma pure migliorarlo! È un’alchimia creata al volo, dall’istinto e dalla profondità del pensiero, questo è il processo creativo. E il prodotto finale è immerso nell’ambra. La verità è che tanti progetti sono stati completati per rispettare una scadenza, l’inizio di un tour… La pressione si fa sentire, te li fa completare, a volte a tuo vantaggio, a volte a tuo svantaggio. Ma non puoi ricreare questa atmosfera. Cavolone, se potessero tutti quei vecchietti in cerca di un successo ne avrebbero subito un altro. Per quanto riguarda il ripetersi … Non può essere fatto, non importa quanto ci provi. Sei diverso. E lavori con persone diverse (…)  La nuova versione non ha quella magia sfuggente dell’originale. L’originale non doveva essere lavorato, tutto era nuovo. La nuova versione è come se venisse dipinta con i numeri e sai che la versione con i numeri non è mai buona come l’originale, mai e poi mai. Nella migliore delle ipotesi è un facsimile. Devi lasciare andare il passato. Altrimenti t’impantana, ti paralizza.

La realtà è che non possiamo tornare indietro per vivere quella magia sfuggente che Bob descrive con precisione. Dobbiamo dircelo.

Penso agli album di Prince che vengono ripubblicati, rimasterizzati, come se fossero degli oggetti di culto. Ma quante volte avete ritirato fuori 1999 rimasterizzato dal cofanetto?

Ne ho già parlato qualche tempo fa:

Questo cd sarà ascoltato una sola volta e poi prenderà la strada della credenza (edit). Una mania ossessiva compulsiva da parte di chi ha compilato l’album che ha bisogno di qualche rimedio chimico. Se Prince Estate oltre a fare i daneè vuole fare conoscere Prince a un pubblico giovane, così non va bene.

Ecco. Come facciamo per far conoscere Prince a un pubblico giovane?

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“Lo so”

I know there’s a heaven
I know there’s a hell

L’avevano annunciata da qualche tempo e domenica sera, finalmente, c’è stata. La diretta Facebook da Minneapolis di Giordano V che ci ha scarrozzato tra il cielo plumbeo quasi canadese, gli aceri rossi e il simbolo viola che sa tanto di Giò Pomodoro.

Giordano vive dal 2013 poco lontano da Paisley Park dove ha passato milioni di notti. Già nel 1991 (quando io ancora mi facevo la pupù addosso) lui era là, con un misto di pazzia e coraggio. C’è tornato per viverci alla fine degli anni 90, ed ora si gode la famiglia. Domenica sera, in collaborazione con l’Assessore al Minneapolis Sound Luisa G., Giordano e consorte hanno guidato un nutrito gruppo di fan italiani in una viaggio quasi onirico di 2 ore; abbiamo passeggiato tra le ville (o quello che ne rimane) di Prince, lo studio di registrazione, dove si sono infilati nello store ufficiale, condendo il tutto con racconti emozionanti, divertenti e inimmaginabili.

A Chanhassen c’erano 3 gradi, mentre nella periferia dell’est Milano le mie estremità inferiori stavano tiepide grazie ad una borsa dell’acqua calda, che questa volta sono riuscito a prepararmi senza l’ustione di secondo grado. Sbagliando s’impala, direbbe un Testimone di Geova. E mentre una cimice sorvolava la mia postazione da dove scrivo, Giordano ci faceva atterrare nella regione dei 10mila laghi, dei grandi spazi e dei quartieri nuovi. Come un novello Obi-Wan Kenobi, ci istruiva sulle modalità di accesso alla “terra santa” (come avevano soprannominato gli studi di Prince) e su quel mondo irreale che è stato il mondo di Prince. Con il pensiero siamo stati al Glam Slam, a cercare tra le bobine dei master e nello studio seduti al fianco di Prince. Là dove il cuore batte.

Come in una realtà quantistica, la verità della musica di Prince ci permette di dire che egli non è scomparso. E mai lo sarà. Come il gatto di Schrödinger, fino a quando gli eredi, la Warner, la Sony (o chiunque sarà seduto sulla poltrona dell’archivista capo) continueranno a sfornare inediti (più o meno validi) Prince sarà sempre contemporaneamente vivo e morto. Per chi (come la gran parte di noi) stava dall’altra parte dell’oceano, la sola occasione per avvicinarlo erano i concerti dal vivo. Per chi (come me) si faceva la pupù addosso, la musica e internet erano i punti di contatto con lui. E poiché “chi è steso o dorme o muore, oppure fa l’amore“, un giorno (sooner than U think) il mio sistema para-simpatico e pure-antipatico smetterà “sfinito” di operare. E dopo quel giorno i miei nipoti, le loro amiche e gli amanti potranno ascoltare nuovi arrangiamenti e assoli di Eric Leeds che scivoleranno fuori dal Vault. Proprio come G ha predetto. E io non ho paura.

Finite le due ore, io e la cimice ci siamo salutati, abbiamo scambiato due parole su Eriksen dietro le punte. Lei è convinta che sarebbe meglio giocare con il rombo. E ci siamo ritirati ognuno nel proprio letto. E grazie a quel mondo impronunciabile che è la chimica applicata alle sinapsi, ho ripensato a chi mi raccontava del dottore dei pazzi. Pazzi sono quelli che giudicano gli altri pazzi, mi sono detto. E gli specialisti che sono in grado di salvare la vita delle persone? Lo so, è un peccato che non abbiano saputo intercettare il grande dolore precedentemente conosciuto come solitudine. “Quello che è successo” dice Giordano “è successo perché lui era innamorato di noi!” Non sapeva vivere un’altra vita, penso io. Nessuno gliel’aveva insegnata.

Mi addormento. E sogno Prince. Siamo io e lui. Io ho poco più che 25 anni. Siamo sulla provinciale che porta a Lecco. Non so perché. Camminiamo sul ciglio della strada. Lui è nel periodo Parade. Giacca di pelle nera e capello corto. Io ho appena smesso di farmi la pupù addosso. Da lontano frequento cattive compagnie, ma che per me sono buone. Frequento da vicino buone compagnie, ma che alla fine si riveleranno cattive. Se in quel periodo avessi fatto del nero, sarei diventato un uomo prima dei 30 anni. Prince lo sa. Io e lui camminiamo in fila indiana e sono preoccupato per le auto che ci sfiorano. Non so bene cosa dirgli. Prince è serio, ma sorridente. Oppure sorride seriamente. Affianchiamo dei centri commerciali, dei benzinai, e pub irlandesi della brianza alcolica e non parliamo. Prince mi guida da qualche parte. Vorrei dirgli qualcosa, ma non so cosa. Ho paura. Poi mi viene in mente una cosa da dirgli…

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Prince & 3rdeyegirl

3rdeyegirl era la band che ha accompagnato Prince nell’ultimo periodo della sua vita. Insieme hanno registrato Plectrumelectrum. Pubblicato dalla Warner alla fine di settembre 2014, contemporaneamente con Art Official Age. Mentre il primo è un album rock, dove le chitarre e la batteria fanno tutto, registrato credo dal vivo negli studi di Paisley Park, il secondo è un album da studio. Denso di sintetizzatori e elettronica. Nel primo album collaborano Hannah Welton (batteria e voce), Donna Grantis (chitarra e voce) e Ida Kristine Nielsen (basso e voce). Nel secondo invece Prince fa tutto con il marito Hannah, Joshua che lo affianca alla produzione (una sorta di passaggio di consegne che Joshua mai realizzato). Gli album che escono da queste collaborazioni sono curiosi e (per quanto possibile con Prince) nuovi.

Ida Nielsen mi firma Plectrumelectrum – Musikmesse di Francoforte 2019

In Plectrumelectrum, 3rdeyegirl suonano senza paura. Forse qualche incisione potrebbe essere ripetuta per fare spazio a momenti più precisi e contenuti, ma l’obiettivo è quello di fare un prodotto reale. Senza sbavature corrette in studio. L’album ospita Lizzo in Boytrouble, brano dove la cantante spende tutta la sua energia. Uno dei momenti migliori del disco.

In Art Official Age, Prince prova a rivedere il Minneapolis Sound con l’aiuto del produttore Welton, mentre ospita Lianne Le Havas che si integra con la musica di Prince e fa da voce fuori campo nei brani con cui Prince saluta definitivamente il suo pubblico.

Ho preparato una playlist da Youtube, dove ho raccolto i brani migliori delle due produzioni.

Playlist:

  1. Wow (from Plectrumelectrum)
  2. Cloud (from Art Official Age)
  3. Breakfast can wait (from Art Official Age)
  4. Pretzelbodylogic (from Plectrumelectrum)
  5. Marz (from Plectrumelectrum)
  6. Breakdown (from Art Official Age)
  7. Anotherlove (from Plectrumelectrum)
  8. Funknroll (from Art Official Age)
  9. TicTacToe (from Plectrumelectrum)
  10. Ainturninround (from Plectrumelectrum)
  11. The Gold Standard (from Art Official Age)
  12. U Know (from Art Official Age)
  13. Plectrumelectrum (from Plectrumelectrum)
  14. Whitecaps (from Plectrumelectrum)
  15. Fixurlifeup (from Plectrumelectrum)
  16. Boytrouble (from Plectrumelectrum)
  17. affirmation I & II (from Art Official Age)
  18. Way back home (from Art Official Age)
  19. affirmation III (from Art Official Age)

Intervista · Traduzione

Mo Ostin: Prince era un artista senza paura

Tutta da leggere la traduzione di Giovanna A. dell’intervista a Mo Ostin comparsa su Billboard il 26 aprile 2016.

L’ex amministratore delegato Warner Bros. , Mo Ostin, ricorda il suo lungo rapporto con Prince:  “Era un artista senza paura.”

La grande ironia della famigerata battaglia di Prince con Warner Bros. Records riguardo la proprietà della sua musica è il fatto che la società -con la quale aveva firmato accordi per i primi 19 anni della sua carriera- era stata una delle maggiori etichette della storia con un approccio amichevole verso gli artisti. Dalla fine degli anni ’60 alla metà degli anni ’90, Burbank, etichetta con base in California, favorì le carriere di Jimi Hendrix, Joni Mitchell, Neil Young, Van Halen, Fleetwood Mac, Randy Newman, the Grateful Dead, R.E.M., the Red Hot Chili Peppers e, certamente, di Prince in una cultura innovativa e a ruota libera ma economicamente responsabile che fu tanto vincente quanto di tendenza.

Al timone di questa nave ci fu il membro del Rock and Roll Hall of Fame Mo Austin. Sottratto dalla Verve Records nel 1960 da Frank Sinatra per gestire la sua nuova etichetta Reprise, Ostin convinse il suo boss a lasciargli firmare dei contratti rock – e il primo che firmò fu The Kinks . Reprise fu acquistata dalla Warner nel 1963, e la società aggregata divenne presto la casa che Mo costruì – quella che ha presieduto come presidente, poi come amministratore delegato, sino al 1994.

L’era di Ostin alla Warner copre la maggior parte del picco creativo di Prince, dalla sua firma nel 1977 ai suoi milioni di copie dell’era Purple Rain all’ampiamente pubblicizzata battaglia con l’etichetta. Le accuse di Prince contro l’etichetta resero perplessi molti artisti e dirigenti che conoscevano la natura di gentiluomo di Ostin e la sua cultura artisticamente amichevole, e i rapporti dell’artista con l’etichetta si fecero solamente sempre più polemici sotto la successiva dirigenza Warner, finché alla fine rispettò il suo contratto e abbandonò l’etichetta nel 1996– per tornare solamente nel 2014 , quando la Warner era sotto un nuovo assetto proprietario e manageriale.

Innanzitutto, sono desolato per tutti voi ma specialmente per quanti di voi hanno lavorato con lui e lo conoscevano da così tanto tempo.

È davvero una situazione tragica, non è ancora chiaro cos’è accaduto esattamente. Sembrava essere in incredibile forma fisica in tutti gli anni che fui associato a lui. Era semplicemente fantastico. La gamma del suo talento era oltre ogni immaginazione.

Ci fu qualcuno col quale hai lavorato che potresti paragonare a lui ?

Bene, Sinatra, in un modo differente, era incredibilmente prolifico, e certamente le sue esibizioni erano entusiasmanti – sul palco era elettrico. Ma Prince era qualcosa di unico e a se stante. Era un artista unico nel suo genere.

Ricordi come hai sentito parlare di lui la prima volta ?

Il nostro capo promozioni al tempo, Russ Thyret, ebbe una demo dal nostro uomo promozioni in Minnesota , Owen Husney -più tardi divenne il manager di Prince. Fummo assolutamente sbalorditi e volevamo farlo firmare immediatamente . C’era grande competizione perchè tante altre persone sapevano di lui -A&M e Columbia stavano tentando di farlo firmare, e la cosa divenne molto competitiva. Ma A&M voleva le sue edizioni e lui non intendeva cedere, così si allontanò da loro. Columbia voleva fare un accordo per soli due LP, così decidemmo che avremmo fatto un accordo per tre LP in quanto credavamo in lui molto convintamente. Inoltre, poiché davamo valore agli artisti, lui firmò con noi.

Prince voleva realizzare il suo album d’esordio da sé -era enormemente sicuro di sé, persino a 19 anni. Maurice White, fondatore degli Earth, Wind and Fire, era interessato a produrlo e certamente volevamo che Prince fosse in studio con qualcuno che aveva esperienza e attività comprovata. Così facemmo pressione per Maurice White, ma Prince era veramente, veramente ostinato -era un ragazzo che voleva il controllo, cosa assolutamente importante per lui. Così lo mandammo in studio per valutare se fosse in grado di produrre il proprio materiale, e immediatamente ci rendemmo conto che ne ne era capace.

Sul primo album di Prince, l’ingegnere del suono Tommy Vicari, è accreditato come produttore esecutivo .

Sicuramente Prince ebbe un aiuto tecnico e forse un aiuto dal settore sviluppo talenti, ma praticamente fu l’unico produttore.

Ti ricordi quando lo hai incontrato la prima volta e quale fu la tua impressione ?

Sì , lo ricordo. Dopo che firmò andammo a pranzo con lui, e scoprimmo che era incredibilmente timido, davvero taciturno -intendo, parlava a malapena, ed era difficile per lui dichiararsi e raccontare, così sono sicuro che fosse davvero a disagio nell’incontrare tutti quei produttori discografici . Era davvero, davvero timido e non parlava molto; a quel primo incontro fummo davvero presi alla sprovvista da quanto poco parlasse. Ma quando arrivavi alla musica,  era allora che poteva davvero brillare.

Era così anche faccia a faccia?

Faccia a faccia era molto più a suo agio. Era davvero un incredibile bravo ragazzo con il quale conversare. Era pieno di idee, e aveva un formidabile senso dell’umorismo, era sempre affascinante, era molto divertente stare con lui.  Arrivava e mi faceva visita ogni volta che era a Los Angeles.

Quando finiva un disco lo portava nell’ufficio e lo raccontava a me e a Lenny Waronker, presidente di lunga data della Warner Bros., accompagnandoci attraverso di esso mentre ce lo suonava – faceva commenti, cantava i testi che pensava non potessimo udire chiaramente. Era un’esperienza davvero interessante averlo nella stanza mentre suonava il disco per noi e ce lo raccontava in una sorta di radiocronaca.

Me lo sto immaginando spiegare i testi di canzoni come “Head”…

Arrivava in modo diretto e cantava nel tuo orecchio ! Successivamente andavamo a Paisley Park per ascoltare il nuovo materiale. Saltava sempre fuori con incredibili idee, era incredibilmente intelligente. Aveva idee riguardo a marketing, video, altri artisti . Ci portava nello studio, salivamo al suo appartamento dove eravamo soliti pranzare, e parlava praticamente in un flusso continuo di pensiero. Quelli erano davvero degli incontri divertenti.

Aveva già il controllo dei suoi affari come dimostrò di averne più tardi?

Secondo me all’inizio non era così raffinato, ma era davvero molto ben rappresentato. Lasciò Owen Husney e incaricò Bob Cavallo, Steve Fargnoli e Joe Ruffalo, e loro erano degli amministratori molto forti. Noi avevamo rapporti con Rob da anni in quanto avevamo firmato the Lovin’ Spoonful con John Sebastian dopo che lasciarono MGM, e ogni genere di altri atti che lui rappresentava. Prince, per quanto riguardava la sua gestione, era in buone mani, e loro avevano il migliore degli avvocati in città, Lee Phillips. Sebbene Prince non sapesse molto di affari, aveva un ottimo istinto.

Ci fu uno sforzo notevole per portarlo al pubblico bianco con 1999 e Purple Rain?

No, non deliberatamente da parte nostra. Intendo, penso che potrebbe averlo considerato. Indubbiamente, quando ci propose l’idea di fare il film riconobbe quale potenziare potesse avere se fosse stato un successo.Si anticipò a noi, attraverso il suo management, per dire che voleva fare un film. All’epoca noi credevamo fortemente in lui, ma era difficile da vendere –non aveva alcuna esperienza in quel settore e non era ancora un enorme artista. Ma incontrai l’allora capo di produzione alla Warner Pictures , Mark Canton, e lo convinsi che doveva rischiare un po’ di soldi per fare un film con lui. L’alto dirigente nella compagnia aveva dei dubbi in proposito, e nell’intento di portarli a impegnarsi, il management, e probabilmente Prince stesso, accettò di anticipare dei soldi . Dicemmo alla casa cinematografica che noi – la compagnia discografica- avremmo garantito ogni spesa che uscisse dal budget . Fu questo che chiuse l’affare di parte del contratto . E certamente Purple Rain fu spropositato. Credo che l’album rimase numero uno per 24 settimane, e aveva due singoli al numero 1, “When Doves Cry”,” Let’s Go Crazy” e poi “Purple Rain” che arrivò al secondo posto.

Ci furono esitazioni riguardo al fare di “When Doves Cry” il primo singolo da un tale grande progetto? E’ uno dei più inusuali singoli numeri uno di tutti i tempi. 

È così . Non sono sicuro che volevamo sceglierlo come primo singolo, ma abbiamo avuto un fantastico riscontro dalle radio. Quando ci fu quel tipo di risposta, andammo avanti.

Quale fu la tua reazione quando arrivò con Around the World in a Day, che è un album molto meno commerciale come disco a seguire? Purple Rain stava ancora andando forte. 

Fummo davvero, davvero favorevoli riguardo a tutti i suoi dischi– era così versatile che niente che proveniva da lui poteva sorprenderci. Eravamo fortemente di supporto agli artisti– eravamo d’accordo decisamente con i suoi desideri su ognuna delle sue pubblicazioni.

Hai detto che era abituato a venire a suonare i suoi album quando erano pronti. Sign O’ the Times ebbe molte iterazioni, incluso una versione come album triplo. Venne e ti suonò ognuna di queste versioni? 

Non suonò tutto quanto, ce lo lasciò. Arrivò come un triplo album, e poi, dopo che lo tenemmo con noi, decidemmo che se lui avesse eliminato qualcosa che non pensavamo fosse così forte, avremmo avuto un album migliore. A dire il vero Lenny ebbe una conversazione con lui, e lui accettò la cosa.

Le cose non andarono proprio tutte lisce con il Black Album, che Prince richiamò improvvisamente pochi giorni prima che venisse pubblicato. 

Ciò è accaduto, avevamo una campagna pubblicitaria in merito alla pubblicazione del disco Sign O’ the Times, e poi ci sarebbe stata una campagna di pubblicità del tutto nuova connessa alla distribuzione del film Sign O’ the Times, più tardi nel 1987. Ma mentre stavamo promuovendo il disco, andò in un sacco di discoteche -lo avrebbe sempre fatto- e sentì che i suoi dischi non erano suonati ed era veramente arrabbiato. Così decise che voleva fare un disco che fosse molto più ballabile e  creò il Black Album. Insistette che lo pubblicassimo nello stesso periodo in cui stavamo lavorando al Sign O’ the Times e questo avrebbe distrutto il nostro intero piano marketing. Provammo a parlargli per dissuaderlo: “Non puoi pubblicare un disco che interferisce con il disco esistente.” Ma lui insistette, e nuovamente accettammo la cosa.

Ma poi, ebbe un ripensamento. Dopo che stampammo i dischi in tutto il mondo per la pubblicazione ci chiamò e disse che voleva rimandare e aspettare finché avessimo completato la nostra campagna. Gli dicemmo che avevamo speso un sacco di soldi per preparare questa cosa pronta per il mercato, e lui disse ” Guarda, voglio che prendiate tutti quei dischi e li distruggiate e pagherò per qualsiasi spesa che voi ragazzi avete sostenuto per farli.” E realmente ci pagò i suoi diritti d’autore.

Avevi già avuto la stessa esperienza con Neil Young, non ha rottamato centinaia di migliaia di copie del Comes a Time del 1978 perché decise che non gli piaceva il mixaggio?  

Sì, abbiamo avuto la stessa esperienza con molti artisti. Non so se sai che Frank Sinatra utilizzò un recitato di Gunga Din, il poema di Rudyard Kipling, dopo Strangers in the Night! (Risata). E voleva che venisse pubblicato!

Davvero

Sì! Lo bloccai, e allora lui ed io avemmo una…(ridacchia)…una discussione abbastanza accesa riguardo la cosa perché avevo interferito con i suoi desideri. Era davvero arrabbiato, mi disse che voleva far uscire immediatamente l’album. Così lo preparammo per la pubblicazione, lo inviammo alle radio, e avemmo una risposta davvero negativa. Il disco era nei centri di distribuzione, non era ancora andato nei negozi, così lo chiamai e dissi “Frank, abbiamo ottenuto un terribile, terribile riscontro con il disco di Gunga Din“,  e lui disse “Mo, se è così, vedi se puoi eliminarlo e ritirarlo”. Così ci eravamo già passati prima.

Prince disse che la Warner Bros. limitava la sua creatività non permettendogli di pubblicare la musica abbastanza velocemente, e uno dei suoi precedenti manager ci disse che il suo contratto richiedeva solo un album all’anno, presumibilmente per garantire che lui non consegnasse meno del dovuto, ma sarebbe stata una violazione contrattuale per lui superare gli accordi di consegna stipulati?

 Non ricordo che avesse la restrizione di un album all’anno. So che abbiamo avuto una conversazione riguardo ciò, ma non ricordo che fosse nel contratto. Quando voleva che uscisse qualcosa non c’era modo di fermarlo. Pubblicò circa 40 album, e durante il mio periodo, probabilmente metà di essi. Per cui è sempre stata una battaglia, c’è sempre stato qualche problema riguardo le pubblicazioni. Ma nella maggior parte dei casi  prevaleva lui.

Disse, quando il rapporto entrò negli anni ’90, che la Warner gli stava impedendo di pubblicare tutta la musica che voleva realizzare. Si stava riferendo a quelle conversazioni? 

Non sono sicuro di ciò a cui si stava riferendo esattamente. La sua più grande preoccupazione fu sempre il diritto di proprietà sui dischi che aveva creato, che è comprensibile. Avevamo sia le sue registrazioni che le edizioni, sebbene prima ti ho detto che una delle ragioni che non lo fecero firmare con A&M fu perché loro insistevano affinché le edizioni fossero parte del contratto e noi non lo facemmo. Più tardi stipulammo con lui un contratto per acquisire le sue edizioni. La rabbia verso di noi in realtà emerse per la sua ossessione con la proprietà del suo stesso lavoro.

Senti che la sua rabbia era diretta verso l’idea dell’industria musicale piuttosto che alla Warner Bros. in particolare? 

Probabilmente. Ma poiché  lui era un artista Warner e noi i proprietari dei master, molta rabbia era indirizzata a noi, e ciò fu il motivo per cui cambiò il suo nome e divenne un simbolo e divenne “The Artist Formerly Known As Prince” e si mise quella cosa “slave” sulla faccia. Non sono sicuro se ci fosse qualche aspetto razziale in ciò. Ma lui davvero ci fece passare dei brutti momenti per questo, ci tormentava costantemente per dargli la proprietà dei suoi dischi. Come sai, uno dei maggior capitali di qualunque compagnia discografica è il proprio catalogo, così era davvero, davvero importante per la compagnia discografica prenderne possesso. 

E venne da te tipo, “Ridammi la mia discografia, è come dovrebbe essere, nonostante i contratti”? 

Già. Era davvero, davvero insistente e non mollava. E come sai, non tornò al nome Prince finché non lasciò la Warner Bros.

La tua relazione con lui divenne conflittuale, ti sentisti tradito dal suo comportamento? 

No. Mi infastidì, ma capivo da dove proveniva. Ricordo che quando Reprise fu venduta alla Warner Bros., c’era una differenza di prezzo che la Warner voleva pagarci. E per arrivare a un compromesso a un minor prezzo una delle cose che la Warner doveva accettare era permettere a Frank Sinatra la proprietà dei suoi master. Anche Dean Martin possedeva i suoi master. In Reprise, poiché era una compagnia che era di un artista, abbiamo sempre voluto un ambiente che fosse uno di quelli dove l’artista era favorito.

E quella cosa “schiavo” ti ha solo infastidito? Erano solo affari? 

Bene, era seccante, perché era abbastanza ostinato, e l’idea che lo avevamo schiavizzato e lo avevamo trattato ingiustamente e che avevamo approfittato di lui era fastidiosa, perché a noi pareva che non fosse certamente accaduto. Ma non abbiamo mai avuto realmente cattive, gravi, rabbiose discussioni riguardo ciò. Prendemmo una posizione con lui, gli dicemmo che non gli restituivamo i suoi master e tuttavia lui insisteva sempre per farci pressione, noi abbiamo tenuto la posizione. Persino molti anni dopo, quando Edgar Bronfman divenne presidente della compagnia e l’assetto proprietario cambiò, Prince gli fece pressione per riavere i master. 

Quando eri in contatto con lui molto dopo che non stavi lavorando con lui? 

No, non lo facevo.

Ricordi l’ultima volta che lo hai visto o gli hai parlato?

Non mi ricordo.

Cosa stai facendo in questi giorni? 

Sono in pensione, ho 89 anni. Ma sono ancora consulente della Warner Bros. rispetto agli affari, allo sviluppo talenti, qualsiasi problema che pensino che possa essere appropriato per me. E sono nel consiglio della USC School of Music e anche della UCLA School of Music. Così sono coinvolto, ma ovviamente sono molto più limitato nelle mie attività. Non ci vado dal 2002-2003.

C’è un particolare ricordo di Prince o un momento che risalta su tutti gli altri? 

Ce ne sono molti.  Lui era incredibilmente competitivo con Michael Jackson. Quando pensi agli anni ’80, quelli furono veramente i due geni della decade, e il contrasto era come tra i Beatles e i Rolling Stones. Michael lo ammirava enormemente, e quando Michael stava preparando l’album Bad, voleva che Prince ci suonasse su. Ricevetti una telefonata da Quincy Jones, che stava producendo l’album, e mi chiese se potevo organizzare una conferenza telefonica con Prince e Michael. Così feci, e Michael e Quincy chiesero a Prince se voleva suonare nella canzone Bad, volevano fare un duetto. Non penso che Prince abbia mai avuto intenzione di esibirsi con Michael ma fu davvero, davvero educato e disse “Guarda, Michael, sei un grande artista. Fai grandi dischi. Non hai bisogno di me.” E declinò di partecipare al progetto.

Altri? 

Bene, ci fu una questione con il Black Album. Time Inc e Warner si erano fuse, e noi eravamo in una specie di riunione di amicizia aziendale col Time magazine in Jamaica, penso fosse. E là c’erano molte persone e Lenny stava conversando con un ragazzo, Dick Stolley, che era davvero un importante scrittore ed editore per Time Magazine, era il tipo che di fatto acquistò e divulgò i video dell’assassinio di Kennedy. Io penso che fu lui a saltar fuori con l’idea del People magazine. Non so come uscì il discorso del Black Album, e Stolley certamente divenne molto interessato chiedendoci se volevamo inviargliene una copia. Bene, Prince ci aveva chiesto di distruggerle così gli dissi di no. Ma lui disse “Per favore, speditemi l’album, lo terrò nascosto,” e ogni genere di cosa.

Alla fine, dissi, “Bene, possiamo fidarci di Stolley, è un ragazzo che ha un’incredibile reputazione e molta onestà. Lasciamo che lo abbia.”

Avevamo ancora alcuni dischi nei nostri magazzini, avevamo distrutto la maggior parte di essi ma ne tenevamo alcuni, solo per averli, e eravamo d’accordo di spedirne a Stolley una copia. Non molto tempo dopo questo, Prince comparve nel nostro ufficio con Kim Basinger. Aveva appena finito la colonna sonora di Batman e aveva fatto una registrazione discografica con lei che durava circa 20 minuti (The Scandalous Sex Suite) e voleva suonarcela. Noi eravamo nell’ufficio di Lenny e mentre stava suonando il disco, Prince si è alzato da dove era seduto, è andato alla scrivania di Lenny, e là, sulla sua scrivania c’era una copia del Black Album che stavamo per spedire a Stolley. La guardò, la prese, la remise sulla scrivania e non fece commenti. Io inventai qualunque cosa potessi, e gli dissi che questo era qualcuno di cui potevamo fidarci e che poteva essere importante per ottenere visibilità per Prince, forse una copertina sul Time magazine, chi poteva sapere? Si scoprì essere un problema minore di quanto pensavamo potesse essere, ma i nostri cuori caddero quando lo videro prendere quell’ album. 

Hai un’idea riguardo a quante copie originali avevi tenuto? 

No, non ce l’ho.

Potrebbe essere stato un centinaio di copie, non ne ho idea. Fu il ragazzo nello stabilimento di produzione che realmente fece la cosa.

C’è qualcos’altro che vuoi dire riguardo a Prince? 

Bene, non puoi dire a sufficienza riguardo a quanto multi talentuoso fosse. Era un magnifico compositore, un superbo chitarrista -era lassù con Hendrix- era un fantastico cantante e produttore, poteva ballare in modo fenomenale, aveva idee per film, fece bellissimi video. Il ragazzo era così incredibilmente talentuoso che era travolgente. E le sue canzoni sono state registrate da molti altri artisti come Sinead O’Connor, Tom Jones, Chaka Khan, le Bangles. Conosci quel gruppo che produsse, The Time?

Certamente. Prince disse che erano l’unica band che lo spaventasse. 

Io non so avesse paura. Quello era un artista senza paura, lascia che te lo dica. Sapeva quanto fosse bravo. 

#tbt · blog

Mandatemi tutte i miei cd che avete comprato. Però non vi ridò i soldi…

#tbt dal blog Trentuno Ventuno (formerly known as TreUnoDueUno), pubblicato l’8 ottobre 2003.

Prince Singalong @ Coolidge Corner Theater“Prince Singalong @ Coolidge Corner Theater” by Prehensile Eye is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

Più o meno suonava così la richiesta che Prince aveva fatto, dal suo sito, nel luglio scorso. Chiedeva ai fan di tutto il mondo, di raccogliere quei remix che la Warner aveva distribuito durante l’accesa guerra tra Prince e la sua precedente casa discografica. Fino a qualche tempo fa non se ne era capito il vero motivo, fino a quando ho trovato quest’intervento sul sito di Mtv link (stranamente attento alle vicende di Prince). Quest’articolo fa riferimento ad un messaggio spedito dal npg music club, per giustificare la richiesta, davvero stramba in un primo momento.

“Not long ago, an unauthorized version of the concert film ‘Sign O’ the Times’ surfaced online. Supposedly originating in Brazil and distributed by WEA International, this DVD is not something that was approved by Prince or any of his affiliates. We all know that Prince is one of the most bootlegged artists of his generation, and while much of the activity is tolerated, it crosses the line when Prince’s former record company gets in the mix. The (reason of this request is) to show a federal court the actual truth of this age-old rift between artist and label. Let Prince steward his own catalogue, then the “coupled”, poor-quality, unmastered versions of his classics would cease. Imagine in 2004, a brand new, pristine, remastered version of ‘Purple Rain,’ released on high-definition DVD with extras, outtakes and liner notes from the Artist himself.”

Non molto tempo fa, un versione non autorizzata del concerto di Sign O’ the times è comparsa on-line. Probabilmente prodotta in Brasile e distribuita dall’etichetta Wea International. Questo Dvd è qualcosa di non approvato da Prince o da qualsiasi altro suo rappresentante. Sappiamo benissimo che Prince è uno degli artisti più scambiati dei suoi tempi, e mentre molta di questa attività è tollerata, supera il livello di guardia quando c’è di mezzo la precedente casa discografia di Prince. La ragione di questa richiesta è dimostrare davanti ad un corte federale la verità sulla spaccatura tra l’artista e l’etichetta. Lasciamo che Prince gestisca il suo catalogo ed allora queste copie, di bassa qualità, non originali smetteranno di esistere. Provate ad immaginare, nel 2004, un nuovissima, immacolata, remasterizzata versione di “Purple Rain” realizzata su Dvd ad alta definizione, con molti extra, fuori onda e con l’aggiunta di note scritte da Prince stesso.

Ecco come stanno le cose:

1) i bootleg che girano di Prince, sono tollerati dall’artista stesso, quindi condividete a più non posso ! (a mio parere è qualcuno a nome suo che li produce e li distribuisce).

2) nel 2004 uscirà una nuova versione del film Purple Rain.

3) quelli della Warner sono dei cattivoni.