Questo signore è Rick James, uno dei pionieri del funk. Rick è morto venerdì scorso, all’età di 56 anni, per quello che sembra essere un problema al cuore. All’inizio del 1980 – quando la fama e la casa discografica “Motown” di Rick erano in declino – Prince e la sua band vennero ingaggiati come gruppo di supporto per il tour di James nella East Cost. Le cose tra di loro – al contrario di quanto dicono alcuni giornalisti oggi – non andarono benissimo. Ecco cosa si legge su “Prince – una vita pop” di Dave Hill:
in apparenza i due avevano molteplici tratti comuni. Entrambi erano affascinati dalla prospettiva di incorporare qualche aspetto del rock in ambiti musicali come il rhythm and blues, il soul e il funk. James attirava un pubblico giovane di colore e aveva già messo a punto le componenti della propria esibizione: suono, ideologia, coreografia sul palcoscenico. Il suo funk sfrontato ed eclettico e i suoi atteggiamenti fasulli da guerriero dei fumetti facevano apparire fragile e ampolloso il lavoro svolto da Prince fino a quel momento (siamo nel 1980 n.d.w.).
Rick aspirava ai fasti del rock bianco, ma la sua sensibilità costituiva una chiara esaltazione dei costumi naturali neri e delle maniere in cui si erano evoluti mediante il contatto con la controcultura americana in generale e con altre, più nuove, politiche nere di varie parti del mondo. Il nome del suo gruppo, Stone City Band, era la metafora di uno stato di piacere mentale derivante dall’uso di droga, mentre i suo capelli erano una versione elaborata delle trecce Rasta internazionalizzate da Bob Marley e altre stelle giamaicane del reggae.
Nel corso della tournée estiva, tuttavia, Prince guidava la propria band in modo da dimostrare che le influenze rock presenti nel suo secondo album (Prince n.d.w.) non erano state un espediente; le dichiarazioni perverse di alcune sue canzoni venivano inoltre visualizzate ed esplicitate dal vivo <> afferma Dez Dickerson, <> (…) Dietro le quinte, invece, la situazione lasciava molto a desiderare. <> (…) Rick James si fece un dovere di denunciare Sua Cattiveria Reale a ogni possibile occasione. <> dichiarò alla rivista inglese Blues and Soul. <> Il che era vero. James stesso non rifuggiva affatto da un pò di erotismo da palcoscenico, ma a quanto pare Prince era troppo persino per lui.
Forse il colpo finale all’orgoglio già ferito di Rick fu inferto per mano di un’aspirante cantante, la modella canadese Denise Metthews, il cui principale merito artistico era rappresentato da uno spot pubblicitario dello smalto per denti Pearl Drops. Un anno circa dopo la tournée, Prince diede una festa in occasione della consegna degli American Musica Awards e Slick Rick (James n.d.w.) portò con sé la signorina Matthews. <> racconta Dickerson <> (…) Ma Rick James non rimase impressionato (dal tocco d’ora di Prince con i gruppi satellite come le Vanity 6 n.d.w.) e rivelò a Blues and Soul: <> L’anno successivo James avrebbe trascorso troppo tempo nei centri di disitossicazione dalla droga e troppo poco negli studi di registrazione, mentre Prince sarebbe diventato la più famosa pop star del pianeta. Sta a voi decidere se Slick Rick gli avesse mosso critiche fondate o meno.
Questo il libro di Dave Hil, pubblicato poco dopo l’uscita di LoveSexy, prima del discutibile, ma di successo, Batman e del momento critico di Graffiti Bridge. Ecco, però, ciò che Rick James diceva poco tempo fa sul conto di Prince.
<<Mai in tutta la mia cara vita ho mai pensato che mi piacesse Prince, ma ringrazio tutte i fratelli che fanno del funk, perché è una rinascita, una rivoluzione, una reincarnazione. E’ una totale esplosione di qualcosa che le persone pensavano fosse morto. (Prince) non lo giudico, è un grande musicista. Non mi piacciono canzoni come “If I was your girlfriend” oppure io e mia sorella di solito la facevamo tutta la notte. Ma no, lui è cambiato. Non ha più quel tocco, quella firma speciale. Immagino ci sia un pò di gelosia là fuori, ma io sono molto più carino, sono più alto.>>