In questi giorni gira l’america.
La sua creatività e l’energia. Le sue contraddizioni e i suoi paradossi. Prince è un esempio di tutto questo: creatività, energia, contraddizioni e paradossi. E forse, il padre di tutti questi incroci è la sua razza (“nello spazio sono un umano” canta in Race).
Figlio di neri, per lungo tempo si è falsamente dichiarato di origine italiana; nato e cresciuto nel nord degli Stati Uniti, ha abbracciato precocemente l’amore per l’incoerenza. Voce, movenze e abiti femminili per cogliere l’attenzione dell’universo femminile. Esposizione totale della sua vita privata nelle canzoni (“facciamo un bambino” chiede in una canzone a Mayte) e firewall potentissimi a difesa della sua privacy, con richieste di assoluta riservatezza, con rischio di penali, per chi lavora(va) con lui.
Lui parla solo attraverso la musica.
Le band che lo accompagnano hanno sempre trovato nel lato estetico una forte componente di contraddizioni. La batterista donna e la tastierista bianca, in un mondo dominato dagli uomini. Il chitarrista nero ed il tastierista bianco, in una band capitanata da un nero. Quando si tratta poi di riunire tutto ciò, la musica riuscirà ad essere la degna figlia di tanta mescolanza.
Per gli anni ottanta, la sua musica sarà “una cosa mai sentita prima” e qualcosa “di già sentito”.
In tutta la sua carriera mette in risalto e poi nasconde il suo lato più nero. Sia esteticamente, penso al look di Musicology, così ampiamente afro, ma anche musicalmente con i riferimenti al rock più bianco che c’è, quello inglese. Ma se, da una parte, la musica nera di Prince è come un figlio naturale, ma più nascosto per la gente. La musica bianca di Prince è il figlio più amato dal pubblico: viene rivista dal background di Prince e trova una connotazione tutta nuova. E, per come vedo io Prince, lo descrive maggiormente.
E’ proprio questo mix di colori, di contraddizioni, di porno e di sacro, di parolacce e di crociate della torre di guardia, che è utile a Prince per cancellare ogni etichetta che gli si voglia appiccicare. Il suo obiettivo è tutto lì.
I giornalisti ci cadono in pieno.
Penso a Prince e penso ad un musicista di alto livello. Non penso a lui come un musicista nero o rappresentante della musica black. Non penso a De Niro come un attore italo-americano, penso a lui come un grande attore. De Niro è il cinema. Prince è la musica, non importa che sia bianca o nera.
E’ semplicemente bella musica.