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20ten

#tbt del blog Trentuno Ventuno, articolo pubblicato il 13 agosto 2010 in occasione dell’uscita di 20Ten e su Facebook il 27 giugno 2019. Così per ricordare i vecchi tempi e dare qualche esempio ai nuovi amici. Buona lettura.

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Arrivato da qualche giorno (via Daily Mirror) il nuovo lavoro di Prince 20Ten, mi sono seduto e me lo sono gustato. Queste le mie sensazioni, emozioni, raccolti in pochi appunti. Spero possano essere utili.

Compassion
Prince parte con un punk rock, velocissimo. Charleston quasi distorto mentre le chitarra di Prince parte da sinistra per fare il bello ed il cattivo tempo a destra. Progressione di accordi molto semplice. Bridge strumentale: synth in stile anni 80 e brass di Maceo, Greg e Ray. Chorus magico, ritornello orecchiabile: all’inizio significa poco, ma poi entra in testa. Voce femminile decisamente a destra da sola. Crash e chitarre ritmiche. Assolo di chitarra e sezione di fiati.

Begininng Endessly
Ritmica rimbalzante con il rullante in evidenza. Il shake in levare e i timpani che raccolgono le forze. La voce sembra essere solo quella di Prince. Le armonie vanno di un semitono all’altro. Solo synth e tastiere. Niente chitarre. Prince chiuso in studio, canta davanti al mixer. Eco sulle tastiere a riempire. Parte sinfonica magistrale ed entra la seconda parte, chitarre ritmiche, con un ottimo bridge, anzi grandioso. I cori di Prince. Sempre il rullante a fare la differenza. Niente piatti, i crash sono fatti con la tastiere. Trae in inganno.

Future Soul Song
Solo ritmica iniziale, poi piano tremolo destra/sinistra. Ritmica di controllo sotto flanger. Prince canta, per una volta, nel suo registro più basso e funziona. Dove l’aveva tenuto nascosto? Parte il coro e la sensualità dei sogni. La chitarra pulita fa la comparsa a sottolineare la bellezza della canzone. Nel ritornello compare la batteria in ottavi. Chitarra in assolo sulla stessa melodia del ritornello. E’ pop, certo, classico anni 60, non un soul. Magico. Solo chitarra e tastiera finale. Prince sa di avere tra le mani una canzone bellissima e vuole suonarla all’infinito.

Sticky Like Glue
Omaggio al funky anni 80, quando Prince stava diventando Prince. Tremolo synth ritmico a destra e sinistra. Basso suonato con la tastiera, chitarra funky e pulita. Ritmica essenziale, clap per tutto il brano, charleston batte i sedicesimi quando serve per seguire la voce, che si muove nell’ennesima melodia bellissima. “E’ un dato di fatto che non posso vivere senza te”. Prince ritorna a rappare e lo fa con gusto, sovrapponendo la voce. Molto curato nei dettagli, ma semplice. Da ballare.

Act of God
Grancassa e rullante. Assente il charleston. Synth e chitarre a fare la ritmica. Tom tom a sostenere il ritornello. Chorus ed urla femminili decisamente a sinistra. Assenti i piatti, ritorna il clap. Mixato su registri bassi, sento un leggero effetto sulla voce di Prince. Cori femminili in stile gospel. Ritornano i tom tom.

Lavaux
Prince ci riporta ai meravigliosi concerti di Montreux di un anno fa. Funky veloce, ritmica in carico alle tastiere. Sempre con gusto. Melodia ben costruita. Prince la canta su due ottave differenti. Mi pare di sentire un basso suonato: è lui che picchia sulle corde! Chitarra bella pulita e funky. Mi piace. Mi trascina. Prince non si ferma per alcun motivo. Se ne farebbero di cose con un brano così tra le mani. Lui lo dedica alle vigne di Lavaux ed al Portogallo. E a Carugate chi ci pensa? Solo 3 minuti di musica. Crash finale e stop. Period.

Walk in Sand
Pare essere una vera batteria! L’inizio ricorda qualcosa di nero, di New York, con i ricci e che si è appena sposata. Brano pop con piano, basso, chitarra acustica e batteria. Niente tappeti, niente orpelli inutili. Solo la melodia a fare la sua parte. Paul McCartney che incontra Bacharach. Finale solo voce, con eco a farsi sentire.

Sea of everything
Inizia dove era finito Walk in Sand, con una ritmica molto presente, rimbalzante ed una melodia nel ritornello bellissima. La migliore di tutto 20Ten. “Ovunque vado vedo la tua foto” Chitarra acustica, tastiera a fare il controcanto. Sembra cantata in un’oasi nel deserto. “Io ho fatto ciò che tu farai”. La melodia è a disposizione delle parole: che bello scrivere canzoni in inglese. La melodia cambia. Prince parla a bassa voce. Si saltella ancora un po’. Cori liberi e ben curati. Orchestrazione bellissima. Alla fine rimane solo la sua voce, leggero riverbero. Forse il punto più alto.

Everybody Loves Me
Tastiere e ritmiche in levare, moltitudine di voci distorte. Clap a fare il suo dovere. Il titolo diventerà presto Everybody loves Prince. Arrangiamento poco curato (solo piano copiato ed incollato). Tra le parole mi sembra di riconoscere qualcosa di vietato ai minori. Prince rivisto da Frank Zappa. Ritornello finale che diventa un tormentone. Timpani. Basso synth. Niente chitarre.

Laydown
Ritmica batte gli ottavi. Rock. Energia. Prince picchia il beat senza paura. Chitarre distorte. Prince si immerge in una melodia cattiva che non gli appartiene; ben fatta. Basso con le corde tirate e chitarra ritmica risuonata a destra e sinistra. Funk e rock. Prince non risparmia. “U need to laydown and let me show u how”

Giudizio
Conquistato completamente da 20Ten: Prince sembra avere raccolto un po’ di materiale passato (Future Soul Song, Sticky Like Glue), con le ultime cose più pop da signore distinto. Curato nei particolari, 20Ten è ben arrangiato ed orchestrato. Mixato con attenzione, ha preferito non collaborare con molta gente; prima ha scritto e poi se li è lavorati in casa. Non ha esagerato con gli assoli di chitarra, che spesso mettono più in evidenza le sue (notorie) capacità come chitarrista, che la qualità dei brani. Solo una critica strumentale (nel senso di batteria elettronica): la ritmica è poco incisiva. La grancassa è un po’ nascosta. L’avrei sottolineata meglio.

20Ten potrebbe mostrare tutto il suo valore dal vivo se Prince, come ho già detto altre volte, tornasse a suonare i suoi brani più recenti in concerto. Ma (forse) per Prince è finito il tempo di rischiare.
Nota a margine: visto che molti aprono nuovi siti, ricopiando il mio stile e ricordando i tempi di censura dei messaggi passati da queste parti, suggerisco allorsignori quanto segue: godetevi la vita!

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Recensione 20Ten

Arrivato da qualche giorno (via Daily Mirror) il nuovo lavoro di Prince 20Ten, mi sono seduto e me lo sono gustato. Queste le mie sensazioni, emozioni, raccolti in pochi appunti. Spero possano essere utili.

Compassion
Prince parte con un punk rock, velocissimo. Charleston quasi distorto mentre le chitarra di Prince parte da sinistra per fare il bello ed il cattivo tempo a destra. Progressione di accordi molto semplice. Bridge strumentale: synth in stile anni 80 e brass di Maceo, Greg e Ray. Chorus magico, ritornello orecchiabile: all’inizio significa poco, ma poi entra in testa. Voce femminile decisamente a destra da sola. Crash e chitarre ritmiche. Assolo di chitarra e sezione di fiati.

Begininng Endessly
Ritmica rimbalzante con il rullante in evidenza. Il shake in levare e i timpani che raccolgono le forze. La voce sembra essere solo quella di Prince. Le armonie vanno di un semitono all’altro. Solo synth e tastiere. Niente chitarre. Prince chiuso in studio, canta davanti al mixer. Eco sulle tastiere a riempire. Parte sinfonica magistrale ed entra la seconda parte, chitarre ritmiche, con un ottimo bridge, anzi grandioso. I cori di Prince. Sempre il rullante a fare la differenza. Niente piatti, i crash sono fatti con la tastiere. Trae in inganno.

Future Soul Song
Solo ritmica iniziale, poi piano tremolo destra/sinistra. Ritmica di controllo sotto flanger. Prince canta, per una volta, nel suo registro più basso e funziona. Dove l’aveva tenuto nascosto? Parte il coro e la sensualità dei sogni. La chitarra pulita fa la comparsa a sottolineare la bellezza della canzone. Nel ritornello compare la batteria in ottavi. Chitarra in assolo sulla stessa melodia del ritornello. E’ pop, certo, classico anni 60, non un soul. Magico. Solo chitarra e tastiera finale. Prince sa di avere tra le mani una canzone bellissima e vuole suonarla all’infinito.

Sticky Like Glue
Omaggio al funky anni 80, quando Prince stava diventando Prince. Tremolo synth ritmico a destra e sinistra. Basso suonato con la tastiera, chitarra funky e pulita. Ritmica essenziale, clap per tutto il brano, charleston batte i sedicesimi quando serve per seguire la voce, che si muove nell’ennesima melodia bellissima. “E’ un dato di fatto che non posso vivere senza te”. Prince ritorna a rappare e lo fa con gusto, sovrapponendo la voce. Molto curato nei dettagli, ma semplice. Da ballare.

Act of God
Grancassa e rullante. Assente il charleston. Synth e chitarre a fare la ritmica. Tom tom a sostenere il ritornello. Chorus ed urla femminili decisamente a sinistra. Assenti i piatti, ritorna il clap. Mixato su registri bassi, sento un leggero effetto sulla voce di Prince. Cori femminili in stile gospel. Ritornano i tom tom.

Lavaux
Prince ci riporta ai meravigliosi concerti di Montreux di un anno fa. Funky veloce, ritmica in carico alle tastiere. Sempre con gusto. Melodia ben costruita. Prince la canta su due ottave differenti. Mi pare di sentire un basso suonato: è lui che picchia sulle corde! Chitarra bella pulita e funky. Mi piace. Mi trascina. Prince non si ferma per alcun motivo. Se ne farebbero di cose con un brano così tra le mani. Lui lo dedica alle vigne di Lavaux ed al Portogallo. E a Carugate chi ci pensa? Solo 3 minuti di musica. Crash finale e stop. Period.

Walk in Sand
Pare essere una vera batteria! L’inizio ricorda qualcosa di nero, di New York, con i ricci e che si è appena sposata. Brano pop con piano, basso, chitarra acustica e batteria. Niente tappeti, niente orpelli inutili. Solo la melodia a fare la sua parte. Paul McCartney che incontra Bacharach. Finale solo voce, con eco a farsi sentire.

Sea of everything
Inizia dove era finito Walk in Sand, con una ritmica molto presente, rimbalzante ed una melodia nel ritornello bellissima. La migliore di tutto 20Ten. “Ovunque vado vedo la tua foto” Chitarra acustica, tastiera a fare il controcanto. Sembra cantata in un’oasi nel deserto. “Io ho fatto ciò che tu farai”. La melodia è a disposizione delle parole: che bello scrivere canzoni in inglese. La melodia cambia. Prince parla a bassa voce. Si saltella ancora un po’. Cori liberi e ben curati. Orchestrazione bellissima. Alla fine rimane solo la sua voce, leggero riverbero. Forse il punto più alto.

Everybody Loves Me
Tastiere e ritmiche in levare, moltitudine di voci distorte. Clap a fare il suo dovere. Il titolo diventerà presto Everybody loves Prince. Arrangiamento poco curato (solo piano copiato ed incollato). Tra le parole mi sembra di riconoscere qualcosa di vietato ai minori. Prince rivisto da Frank Zappa. Ritornello finale che diventa un tormentone. Timpani. Basso synth. Niente chitarre.

Laydown
Ritmica batte gli ottavi. Rock. Energia. Prince picchia il beat senza paura. Chitarre distorte. Prince si immerge in una melodia cattiva che non gli appartiene; ben fatta. Basso con le corde tirate e chitarra ritmica risuonata a destra e sinistra. Funk e rock. Prince non risparmia. “U need to laydown and let me show u how”

Giudizio

Conquistato completamente da 20Ten: Prince sembra avere raccolto un po’ di materiale passato (Future Soul Song, Sticky Like Glue), con le ultime cose più pop da signore distinto. Curato nei particolari, 20Ten è ben arrangiato ed orchestrato. Mixato con attenzione, ha preferito non collaborare con molta gente; prima ha scritto e poi se li è lavorati in casa. Non ha esagerato con gli assoli di chitarra, che spesso mettono più in evidenza le sue (notorie) capacità come chitarrista, che la qualità dei brani. Solo una critica strumentale (nel senso di batteria elettronica): la ritmica è poco incisiva. La grancassa è un po’ nascosta. L’avrei sottolineata meglio.

20Ten potrebbe mostrare tutto il suo valore dal vivo se Prince, come ho già detto altre volte, tornasse a suonare i suoi brani più recenti in concerto. Ma (forse) per Prince è finito il tempo di rischiare.

Nota a margine: visto che molti aprono nuovi siti, ricopiando il mio stile e ricordando i tempi di censura dei messaggi passati da queste parti, suggerisco allorsignori quanto segue: godetevi la vita!