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Jazz, Beatles e ambiente È il Pianeta Terra del genio della musica

Venerdì esce “Planet Earth”, il nuovo lavoro di Prince. E a Montreux ha suonato anche il classico “Come Together”

D’altronde Prince fa sempre così, ha i suoi tempi. L’altra sera a Montreux, dove c’è un Festival Jazz invidiato in tutto il mondo, lui è arrivato all’Auditorium Stravinski con un’ora di ritardo, in giacca rossa cappellaccio e occhiali scuri, mentre la sua band New Power Generation suonava una versione scatenata di When the saints go marchin’ in e i quattromila seduti in sala si chiedevano che cosa stesse accadendo. Vedendolo alla fine sul palco, quel Prince che in scena è felice come un bimbo al seno della mamma, la gente ha capito che con lui è inutile fare previsioni e bisogna prendere quel che viene: stavolta sono quaranta minuti belli e buoni di jazz che gronda funky e persino una cover dei Beatles (la strafamosa Come together) che rinasce nella voce di questo alchimista prestato alla musica. Lui non suona, crea, e lo fa con una naturalezza che affascina.

Ci riesce anche quando ripresenta i suoi classici, da Purple Rain a Nothing compares 2 U, e pure quando accenna il suo nuovo singolo Guitar, che si prende il lusso di copiare addirittura uno dei più famosi riff di chitarra degli U2 (I will follow). Ma chissenefrega, Prince è fuori dalle regole e lo dimostra anche il suo nuovo cd Planet Earth, che in Italia esce dopodomani ma che in Gran Bretagna ha già sconvolto le regole del marketing visto che è stato distribuito gratuitamente come allegato del magazine domenicale Mail on Sunday. Tre milioni di copie, dicono. Tre milioni di copie sottratte «alle hit parade costruite dal business» ha detto lui, che è la sublimazione dell’antibusiness.

Con Planet Earth ha iniziato la sua seconda vita musicale proprio ora che ha appena compiuto 49 anni: è lucido, disinvolto, persino accademico quando gli va. E basta sentire il basso furiosamente sleppato di The one U wanna C o il sax di Chelsea Rodgers per capire che fa quello che vuole ed è così lontano dalle regole del pop che refrain vincenti come quello di Lion of Judah rimangono inesorabilmente confinati nelle retrovie, quasi snobbati, sommersi da arrangiamenti stellari, piogge di tastiere, incroci di basso e chitarra che sanno di improvvisazioni jazz. Perciò Prince ha i suoi tempi, li ha sempre avuti. Per un periodo, negli anni Ottanta, hanno coinciso con quelli della discografia, e allora ecco i megasuccessi di Purple rain o Take me with U. Poi basta.

Oggi Prince fa quello che vuole, cioè il musicista, il santone e pure l’ambientalista (come nel testo di Planet Earth). Insomma, è libero. Ed è per questo che in giro per il mondo, da Los Angeles a Montreux, i suoi concerti sono sorprendenti perché vagano per tutti i generi musicali, li mischiano e alla fine li esaltano come ormai non capita più tanto spesso. Tanto per dire, dopo lo show all’Auditorium, lui ha cenato e poi è andato a suonare due pezzi a sorpresa al Montreux Jazz Café. Così, solo perché ne aveva voglia (e da agosto avrà voglia di suonare per un mese a Londra, ma solo lì, naturalmente).

fonte http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=193558

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Prince aiuta Michael Jackson

Dopo essere diventato Testimone di Geova, vegano e ambientalista, ora Prince dà consigli.

Destinatario: Michael Jackson.

Per il suo ritorno sulle scene Michael Jackson avrebbe chiesto qualche idea a Prince, che gli avrebbe suggerito di fare un serie di concerti unplugged a Las Vegas. Solo Michael con la sua voce. Basta con i costumi e balletti. Niente fumo o specchi. Solo Michael Jackson e la sua voce.

Michael Jackson offrì una collaborazione a Prince all’inizio dell’anno: un tour assieme per rilanciare il cantante di Thriller.

Prince, in quel caso, rifiutò.

fonte: http://www.femalefirst.co.uk/celebrity/Michael+Jackson-16802.html

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Prince a Los Angeles, per pochissimi eletti

Prince accontenta proprio tutti. I ricchi e i poveri.
Ora si dona ai suoi fan californiani più danarosi.
Dal 23 giugno sarà per sette (ovviamente) sere al Roosevelt Hotel di Los Angeles, in un locale da 200 posti.
I prezzi sono da capogiro.
La seratona completa, detta VIP Packages, compresa di cena preparata dal cuoco personale di Prince costerà 3121 dollari. Solo per 130 fortunati e pieni di soldi. Per gli altri 70 il costo del biglietto è molto più accessibile: 312.1 dollari.
Questi sono pazzi…
no ?
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Dopo l'ascolto di Planet Earth

Un po’ di miei pensieri…

Prince nelle melodie non ricerca troppo questa volta. Non è più l’irrequieto degli anni ottanta, non è più quello schiavo della Warner degli anni novanta.

In Planet Earth ci sono pochissimi momenti in cui Prince sembra nascondersi dietro al suo personaggio. Nel bene (o nel male) Prince è quello che ascoltiamo nelle sue canzoni, ma anche nelle sue stravaganze.

Non è più problematico, ce lo vogliamo mettere in testa?

Anzi, preferisce semplificare, rendere il brano lineare. Più diretto.

L’energia di questo cd è davvero la cosa più bella. Così come la sincerità con cui Prince si propone a chi lo ascolta.

Planet Earth mi sembra un’invito a ciò che sono i suoi concerti dal vivo, che oramai sono lo standard con cui confrontarsi, come ben dice il guardian nell’articolo Another not-bad CD – but this time it’s free (un cd non male, ma questa volta è gratis).

Prince fa canzoni a seconda del pubblico a cui vuole destinare la propria musica.

Planet Earth è un lavoro omogeneo, veloce, leggero ed adatto al pubblico continentale, europeo, che potrebbe non essere apprezzato completamente negli Usa. Il primo brano più cupo, mi pare faccia da giusta introduzione ad un lavoro molto suonato. Molto presente.

Prince sembra davvero entrare in studio, cominciare a registrare e finire tutto nel giro di 50 minuti, senza fermarsi mai (come in Lovesexy).

Se Musicology era il ritorno e 3121 era il Prince più nero, Planet Earth è un lavoro rock. Il suo lato europeo (parigino?) e con una forte virata verso il pop dei Beatles, ma anche il rock melodico di Elton John.

Come i film di Spike Lee, il confronto non è casuale, da Emancipation in avanti ogni lavoro di Prince è ben collocabile. Individuabile.

Ho poi sempre la convinzione che Prince adatti la propria musica a chi suona con lui. In questo caso la presenza di Wendy & Lisa ha fatto di questo Planet Earth un lavoro molto più facile rispetto ad altri.

E questo vuole essere un complimento.

Prince non sente più la necessità di ricercare nervosamente la perfezione musicale, come quando passava dall’uso di tutti gli stili e gli strumenti musicali disponibili. Oggi si concentra su chitarra, tastiere, basso e ritmica. E in Planet Earth viaggia tra il rock, il pop e un po’ di RnB.

Gli stili e gli strumenti non sono più un fine, ma un mezzo per arrivare a quel estetica della musica che lui ha in mente.

Ottime le ballate: la capacità di un musicista la si misura nelle cose più semplici. Tanti buttano lì chitarre distorte e batterie che sfondano i timpani, ma pochi sanno scrivere e cantare le ballate, come sa fare Prince.

Chi sa cantarle non le scrive e viceversa.

E poi c’è la novità della distribuzione del cd (praticamente gratuita tra il giornale ed internet).

Il cd non rappresenta più il fine di un cantante, ma un mezzo. Un mezzo per arrivare a più persone possibile, mi auguro che tutto questo permetta ai veri musicisti di farsi conoscere. Non basterà più essere bravi a sfruttare gli strumenti potenti in sala di registrazione, bisognerà dimostrare il proprio valore dal vivo. Prince conosce bene questa regola, si concede limitatamente sul cd, principalmente in durata; infatti il cd dura meno di cinquanta minuti (con un risparmio di tempo e di denaro in fase di registrazione).

Come dire: questa è un’anticipazione, il resto vieni a sentirlo dal vivo.

Ma quando in Italia?
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Se inviti Prince a cena…

…fargli trovare dei pop-corn.

Questa è stata la richiesta che il direttore dell’hotel di Montreux si è sentito dire da Prince quando è arrivato dalle sue parti in Svizzera.

Prince ha infatti richiesto un macchina vecchio stile per fare pop-corn all’americana.

Per fortuna, l’organizzatore del festival Claude Nobs è un appassionato di questo tipo di collezionismo e ne ha potuto fornire una lui.

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Planet Earth, la mia opinione

Eccolo, Planet Earth. Il più colorato, il più fresco, il più pop dei lavori di Prince. Poco meno di 50 minuti di ottima musica, ecco le mie impressioni (e miei voti).

Planet Earth (8.5) link
Rock sinfonico con chitarre ovunque. La melodia rincorre il piano e racconta la tragedia del pianeta. Prince canta con la sua voce normale, pochi effetti. Si picchia sui tamburi, si lascia alto il volume della chitarra distorta, che fa le armonie. Amo la semplicità e qui è sacra. La melodia è ripetuta, con lo stesso effetto di Crystal Ball. Quarti ben battuti, questo brano deve essere una libidine da suonare: una liberazione. Intermezzo dal sapore pop, con sintetizzatori ben presenti, cori, ritmica a velocità raddoppiata. Troppo corto, però, qui sento che si è trattenuto, ma solo dieci anni fa questo brano sarebbe durato dieci minuti.

Drammatica.

Guitar (7.5) link

Versione differente rispetto al singolo di febbraio. Rock puro. All’inizio chitarra in primo piano per l’introduzione ed oltre, mentre il basso suona la melodia della voce, intelligente. Classica rima tra guitar e star, già sentita, Prince, secondo me, è convinto che porti bene. Mi sembra meno pesante la vicinanza con I love U baby I love U so much, rispetto alla versione già sentita (ha letto le mie lamentele sul blog?). Effetti di sintetizzatori anche qui però non ha voluto esagerare. Il singolo era più sperimentale. Mix finale impietoso sull’assolo, chiuso con violenza, perché?, mi aspetto di ascoltarne una versione più lunga. Almeno dal vivo.

Classica.

Somewhere here on earth (8)

Finto vinile iniziale, che non riuscirò mai a condividere anche se ne capisco l’obiettivo. Se voglio il vinile me lo compro io, non me lo deve piazzare Prince. Fiati e tappeto d’archi bello. Tromba con il silenziatore, non invasiva. Bella così. Ritmica dolce in dodici ottavi per la prima ballata di Planet Earth. E’ anche il primo brano nuovo. Nulla di già sentito, almeno nella melodia. Charleston chiude il secondo ed il quarto quarto. Tappeto d’archi e solo di piano stereo. Ottima, affascinante, melodia in falsetto: mi conquista ogni secondo di più. Notevole il finale che rimbalza. Altra novità, mi piace. Più intima di altre ballate di Prince.

Festa delle superiori.

The one u wanna c (9.5) link

Ottimo. Un altro brano originale, ben fatto e completo. Brano pop, colorato estivo. Dopo anni di funky scuro e testimonianze varie, ne sentivo il bisogno. Spensierato. Più lo ascolto, più mi piace. Incrociamo le dita e speriamo che questo brano non finisca nel dimenticatoio, ma abbia il necessario supporto, come un video d’impatto e passaggi in radio. Dovrebbe diventare una droga per il pubblico. Intro della chitarra tipo sitar. Prince canta con la voce strozzata e così mi piace. Wendy & Lisa lo sorreggono con cori yeah yeah e il loro stile psicadelico. Brave ragazze. In viaggio con i finestrini abbassati fa la sua figura. Prince prolunga per bene il finale facendo urlare la chitarra. Voci in background tipo Paul McCartney.

Marilyn di Andy Wharol.

Future baby mama (8.5)

Intro come When 2’r in love. Ballatone da petting, appena può Prince batte l’ultimo quarto con un bello schiaffo, batterie programmata con semplicità. Bella la melodia, orecchiabile; sarà che l’avevo sentita in anteprima e che l’arrangiamento riprende I Hate U, ma mi trovo a mio agio con questo brano. Chiara e ben scandita questa melodia, non confusa negli arrangiamenti. Parlato stile Beautiful remix. Se con Somewhere here on earth si pomiciava ed eravamo adolesceti, con Future baby mama siamo maggiorenni. Pure questo brano si confonde nel finale e non sorregge un parte strumentale più ampia.

Peccatore che non sei altro.

Mr goodnight (7)

Si è parlato di rap, ma questo è prima di tutto un brano pop. E’ una lettera. Anch’io, come Prince, non credo nell’equazione rap uguale violenza. E’ ben fatto l’ambiente che Prince costruisce tra la ritmica, l’introduzione e le voci. E i campenelli del sintetizzatore. Bello, mi rassicura. “In tutto il mondo mi chiamano Prince, ma tu puoi chiamarmi signor buonanotte.” In alcuni momenti si concentra in cose come Forever in my life o di I wish U heaven. Reframe semplice, orecchiabile, così come l’arrangiamento. L’obiettivo potrebbe essere quello di dare più spazio alle parole che alla musica. Prince sembra volere parlare direttamente con le sue fan più intime. Lo lascio fare, fatemi sapere cosa vi ha detto.

Sincero.

All the midnights in the world (8.5)

Piano e voce, forse qualche strumento a rinforzo del piano. Qui Prince sembra, ancora, voler seguire l’esempio di McCartney e non si fa problemi se le sue canzoni sembrano semplici. L’importante è che siano belle melodie. Bravo, fregatene. Alla tua età puoi farlo. E puoi anche permetterti di infilare questo breve brano, che non ha molte ambizioni.

In fin dei conti, sono solo canzonette.

Chelsea Rodgers (7)

Ritorna il funky, ma è davvero così?, in realtà sono di fronte ad un brano rock, troppo veloce per essere funk. Prince è nelle retrovie. Completo di fiati ritmici, chitarra ritmica e qualche effetto di sintetizzatore. Qualche rimbalzo nel finale. Lei canta e graffia come una tigre. Più Tina Turner e meno Beyoncè rispetto a Tamàr. Qui sono tutti in studio (o al concerto) in piedi a battere le mani e a cantare. E a ballare. Qualcuno si prenderà la briga di farne un remix? Fossi capace lo farei io. Prince sembra fare marketing: fare pubblicità alla sua band, alla cantante ed infine anche a Chelsea Rodgers. Una nuova frontiera della musica? Io non vedo l’ora di pomparlo questa estate in auto, con i finestrini abbassati, mentre si torna dal mare. Divertiamoci.

Lion of judah (8.5)

E no, qui non mi frega. La chitarra iniziale è (sicuramente) di Wendy e sono i primi accordi di Purple Rain. Questo è l’unico brano difficile di Planet Earth, dove il giro di accordi ha delle dissonanze particolari. Riprende l’idea di Last December che chiudeva The Rainbow Children. I contro-coretti sono ben fatti e sono un suo segno distintivo. Con questo brano e il successivo la batteria ritorna a picchiare sui tamburi e sui piatti. Prince sembra dire alla ritmica: voi iniziate a suonare che io mi invento qualcosa sopra; è alto il senso di libertà che mi regalano questi brani.

Giù per il fiume.

Resolution (8.5)

Ancora chitarra nell’introduzione e chitarre acustiche, la ritmica che è oramai un segno distintivo di Planet Earth e un bel organo a fare le armonie. Sembra la naturale continuazione di Lion of Judah, stessa costruzione, ma diverse melodie, accordi. E il testo? Devo ancora studiarlo. Bello l’intermezzo, ma è il successivo solo di chitarra che Prince ci permette di agitare la testa a destra e sinistra con gli occhi chiusi. Un altro brano da strada, come nello stile che mi ha fatto amare Sheryl Crow.

Sì, viaggiare!

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Prince invade internet

Dopo averlo distribuito gratuitamente, Planet Earth invade internet dove i blogger lo rendono disponibile a tutti.

Molti hanno interpretato l’idea di Prince di dare Planet Earth con il giornale di domenica, come la necessità di raggiungere più persone possibili. E così la BBC riporta la notizia che molti blog lo rendono disponibile gratuitamente.

I musicisti fanno soldi con i concerti dal vivo e con il merchandising.

Avremmo tempo di riparlarne…