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Prince: desiderio e libido

Gaviscon (preventivo)

Insomma… è la vigilia e – a differenza degli altri anni – la trascorro tranquillo, aspettando che il reflusso faccia il suo corso. Vaccinato sono vaccinato, tetravalente e modeRNA, mi rimane da scrivere un post per Trentuno Ventuno. Sul sito mdzol.com ho trovato un bel articolo che merita di essere tradotto (e editato) e che è il nostro (piccolo) regalo: buona lettura. S&G

Ci sono tanti grandi artisti di cui non potrei mai appassionarmi, so che sono enormi e super talentuosi ma non so perché mi costa ascoltarli: un misto di pigrizia e un suono che al primo ascolto non mi fa innamorare , Non potrei mai entrare in quelle porte. Mi capita con artisti come Patti Smith, Dave Mathews o Joni Mitchel, per dirne alcuni. Sono come quei difetti che uno ha, che vuole superare ma non può. Per questo mi è venuto in mente che sarebbe bene approfittare di questo spazio per chiedere ad alcuni amici di consigliarmi quegli artisti che mi potrebbero piacere. Oggi parto per vedere la famiglia ed è per questo che ho chiesto a Vicu Villanueva , cugina e amica, compositore, influencer e molto abile con la musica che mi parlasse di Prince, che so che ama. 

(continua qui sotto)

Io di Prince so quello che sanno tutti: il kid che ha successo con la pioggia viola, che ha influenzato migliaia di musicisti, che ha composto inni come Purple Rain, Kiss e Cream, ma non molto altro. Ricordo che in Batman di Tim Burton degli anni ’90 ha fatto una canzone che non mi piaceva, che ha anche un film – Purple Rain – che non ho visto, ho scoperto che le canzoni Nothing compares… di Sinead e Manic Monday, due successi degli anni ’80 e ’90, sono suoi, ma non so molto altro. Inoltre, il suo lavoro è così grande che non so da dove cominciare.

Vicu ha iniziato con la parola chiave per accedere alla grande opera di Prince: desiderio. Mi ha detto che culturalmente Prince è un artista immenso, ma in quell’immensità che è piena di sfaccettature, pieghe e versioni mutanti di sé, da buon Gemelli, la sua via di accesso al suo lavoro è la libido

Prince, secondo Vicu, è la sessualità in tutta la complessità di quel concetto . Per connettersi con la sua musica, è importante connettersi con il desiderio, che si manifesta in quasi tutte le sue canzoni in cui la carica erotica dei testi è potente e la musica lo è ancora di più. Ma al di là del carnale, è anche desiderio di vita, un desiderio onnipotente ed espansivo che attraversa i generi (sia i generi musicali che i generi binari uomo/donna) per diventare un tornado di sensazioni, come un orgasmo in cui dipingere di tutti i colori in mille direzioni.

Prince è un maestro nel raccontare storie e non tiene nulla per sé, è eclettico ma riconoscibile in tutti i suoi temi. Ha rotto tutti i tabù sulla sua scia, prendendo di mira argomenti come religione, razzismo e persino linee sottili come l’incesto. Tanto che per la sua canzone ¨Darling Nikki¨ che è su Purple Rain, ha provocato i conservatori americani che l’hanno etichettato come “parental advisory” per avvertire che the kid parla di tutto ciò di cui non si dovrebbe parlare.

Parlando della sua musica, mi dice che è un viaggio talmente esperienziale che invidia ciò che attende chi inizia ad immergersi nel lavoro di Prince, come me, che mentre scrivo questo articolo ascolto la sua playlist. La musica è sempre vestita di un’estetica provocatoria e anche il suo ritmo non ha filtri. Si spazia dal pop sintetizzato di brani come “Dirty Mind” e “Controversy”, all’intimità iconoclasta di “Sign of the Times”, o alla sofisticata lussuria di “Diamonds and Pearls”. Compone, esegue e produce come se fosse il suo gioco, dove la sua più grande capacità è, o era, di essere così scandalosamente genuino da farla franca più e più volte, record per record. Esplora spudoratamente i limiti del suo talento e della sua creatività, lasciando un’eredità di musica poliforme e controversa, pubblicata e anche inedita, che lo mette al centro del suo desiderio, trasformandolo in carne e arte, in un uragano di idee a cui non credeva come la morte (ha detto che non credeva nei compleanni perché quella nozione del passare del tempo era ciò che rendeva le persone vecchie) e così divenne immortale.

In questi articoli mi interessa il fattore personale di come e quando Vicu l’ha scoperto e in quale momento della sua vita. Lei mi racconta che quando era più giovane non capiva Prince, e suo padre ha sempre sostenuto che fosse il miglior artista – in quel momento – in vita. Lo ha sentito dire molte volte “Prince ha cassetti pieni di canzoni scartate che sarebbero il miglior album di qualsiasi altro artista“. Prince sapeva di essere il migliore, come si è cristallizzato nella sua performance di “Cream” alla Webster Hall nel 2004, in cui ride per aver scritto la frase “Sei così bravo, piccolo, non c’è nessuno altro migliore” guardando se stesso nello specchio.

“Apprezzavo il suo genio, mi sembrava rumoroso, lascivo, complicato nei suoi arrangiamenti e nelle sue melodie. Brillante, ma inaccessibile. Il tempo passava e sono cresciuta; sono cambiata completamente, come tutti quando pian piano si lascia l’adolescenza e la realtà si fa più complessa e il mio desiderio si fece più presente, vicino, maturo. Certe concezioni pop delle relazioni e della vita stessa che fino a quel momento mi rappresentavano cominciarono a rimanere brevi e aride, come un fiume senz’acqua. Lì Prince venne come un’ondata di succo, a mettere parole e musica a quella nuova maturità, come un’oasi di freschezza in un mondo piatto di frasi fisse e formule ripetute. Il punto di accesso definitivo per me è arrivato con una canzone che avevo già ascoltato diverse volte. A volte il più incommensurabile diventa evidente nella cosa più semplice. Kiss è forse la canzone più nota di Prince. Ma un giorno ascoltandola ho individuato questa frase: ‘Donne, non ragazze, governano il mio mondo. Agisci secondo la tua età, donna, non secondo il tuo numero di scarpe’. In un mondo di eterna adolescenza e desiderio superficiale, Prince cantava di essere attratto da donne che agivano secondo la loro età. La maturità, l’esperienza, il desiderio potenziato che arriva solo con il passare degli anni e l’autonomia che generano. Quella maturità non è qualcosa da nascondere dietro un’illusione di eterna giovinezza: è qualcosa di cui appropriarsi. La musica di Prince è quindi, per me, appropriarsi del desiderio e della maturità, farsi carico della passione e sentirla con ogni fibra dell’essere.”

Per finire ovviamente le ho chiesto di mettere insieme una playlist in Spotify per riassumere questo grande amore che ha per Prince , un artista che da oggi posso capire di più e che mentre ¨Baltimora¨ della sua playlist suona e muovo le zampe, comincio credergli e capire ogni parola che mi ha confessato. Dammi tempo Vicu, ma ti prometto di entrare nel mondo di Prince. Tu che leggi qui, spero che ti abbia contagiato la voglia di iniziare ad ascoltarlo. E se eri già un fan, dovresti essere entusiasta di condividere questo post.

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