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ma alla fine, com’è fare il fan di Prince?

Qualsiasi persona o oggetto
Che richiede la tua attenzione
È qualcosa che devia dal percorso e dal destino preordinato di illuminazione totale

Quello che ho pubblicato qui sotto è (+ o -) uno dei primi o il primo post che ho scritto su Prince. Una breve notizia o curiosità su Prince e l’impatto che aveva nel mondo del pop americano e internazionale. Uno stile editoriale che ho sempre mantenuto negli anni successivi, fino ad oggi.

L’anno prossimo saranno passati 20 anni da quel 2003 e Prince non c’è più. I fan di Prince hanno avuto figli che ora fanno le superiori. Le torri gemelle erano crollate un paio d’anni prima e il mondo era in guerra contro il terrorismo. Quella guerra è finita e ne è iniziata un’altra. Nel frattempo, ho cambiato tre/quattro lavori e mi appresto a vivere l’ultima parte della mia vita.

Non ho più l’energia di una volta, ammesso che ne avessi allora, e gli anni non sono più scanditi da un nuovo album con annesso tour di Prince. Album e tour che aiutavano la mia quotidianità. Non sono diventato quello che volevo essere, ma sono diventato l’immagine di ciò che gli altri vedono in me. Prince sarebbe qui a tirarmi le orecchie, ma avrei parole per ricordargli di come lui (alla fine) si fosse arreso e cercasse la strada verso casa, avendo appeso il plettro della ricerca musicale al chiodo. E così come lui, anch’io.

Tutto quello che ho sempre voluto è essere lasciato solo
Vedi, il mio letto è fatto di notte, perché nei miei sogni, io vago
Sto solo cercando di trovare la mia strada per tornare a casa

Ho sempre parlato attraverso un mezzo, invece che con la voce. Prince – mi ero fatto questa idea – era così anche lui. Prince quello vero, s’intende. Parlo del Prince degli anni 80, e fino agli 90. Quello doloroso, scontroso, solitario, misterioso, permaloso e favoloso che ha scritto, prodotto, eseguito la migliore musica che il mio apparato uditivo abbia mai ascoltato. Quello di Condition of the Heart, di If I Was Your Girlfriend e With You (così per citarne 3). Di recente ho letto un libro/intervista a Ennio Morricone, scritto dal compositore Alessandro De Rosa, dove ho trovato questo passaggio.

Ti imbarazza parlare della tua musica, dei significati più intimi che la riguardano e dei procedimenti con cui la generi?
In un certo senso sì: è un po’ come mettersi a nudo davanti a una folla. Qualcuno lo può fare senza battere ciglio. Io ho le mie reticenze.
Preferisci l’equivoco?
A volte forse è più comodo.

Fin dal primo giorno, ho pensato che Prince preferisse l’equivoco, come direbbe Morricone. Lasciare che uno spazio vuoto parli per lui. E, si sa, nella vita i vuoti vengono riempiti e in quei vuoti lui ha lasciato che fosse la sua musica a parlare. Lo spazio. L’attesa. Il momento di pausa. Un mondo di note che improvvisamente si spegne per lasciare lo spazio ai pensieri del pubblico.

Siamo ancora qui a raccontarne le gesta, anche se lui di gesti non ne fa più. Non sappiamo se avrebbe voluto farne ancora: c’era o non c’era il testamento? L’addetto ha detto di no.

«abbiamo cercato ovunque, ma il testamento con i desideri finali di Prince non c’è. E non ci interessa se lui fa la parte dello stupido o dell’incapace. Anzi, prima di lasciarvi, vi ricordo che si era pure dimenticato la combinazione della cassaforte che chiudeva il Vault. L’ho sputtanato abbastanza?»

Il mondo è comandato da un esercito di addetti. Che poi chi ha detto all’addetto che lui è l’addetto? Questa era una gag che mio papà faceva tutte le volte che usciva dal parcheggio del Luna Park dell’Idroscalo e doveva dimostrare con un tagliandino di avere pagato il parcheggio. All’inizio era una delle sue solite polemiche verso l’ordine costituito, cioè lui stesso, ma era diventata una battuta che noi ragazzini ripetevamo in auto fino a casa. Quando abbiamo smesso di andare in quel parcheggio, sarà arrivato un addetto che all’addetto ha detto che non era più l’addetto. Almeno, così me lo immagino io.

Siamo uomini o addetti? Direbbe un Totò del 2022 (invece che uomini o caporali). Siamo in questa vita, perché ci ha messo qualcuno che a sua volta è stato messo da qualcuno, per salire fino in cima dove si trova il grande capo degli addetti? Addetti a fare a fette il testamento di Prince per portare a casa un pezzetto ciascuno? C’è chi scrive un libro, uno diventa pittore, l’altro raccoglie fondi su internet. Tutti vogliamo il risarcimento? Oppure siamo tanti piccoli Prince, magari ingenui, stupidi, ma onesti?

Da quel post del luglio 2003, tante persone sono passate da queste pagine. Alcune vere, alcune meno. Qualcuno è arrivato su queste pagine, perché una persona aveva girato loro un link, hanno bussato alla mia porta, anche se c’era scritto “solosolo” e io le ho lasciate entrare. Hanno preso ciò che interessava loro e se ne sono andate. Io sono ancora qui, a mettere insieme idee, emozioni e paure. A volte chiedo solo una mano per non sentirmi “solosolo”, non chiedo molto di più. Non è facile fare il fan di Prince quando intorno a noi c’è una guerra.

C’è stato un tempo in cui la musica era come una guarigione spirituale
per il corpo, l’anima e la mente
Non c’è bisogno di essere scortesi, non c’è bisogno di essere selvaggi
Se quello che suoni porta via i tuoi problemi e fa sorridere qualcuno

Senza Prince io non sorrido più.

Un pensiero riguardo “ma alla fine, com’è fare il fan di Prince?

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