blog

…ma alla fine, come si omaggia Prince?

Ad aprile di quest’anno ho scritto un post dal titolo emblematico: “…ma alla fine, com’è fare il fan di Prince?” dove ho provato a raccogliere quelle poche emozioni residue, che fanno parte del mio essere fan di Prince nell’anno 2022. I recenti avvenimenti mi hanno suggerito di scrivere una seconda parte di quell’articolo, considerando articoli, libri e documentari che sono usciti su Prince; sono spesso prodotti solo per fare qualche euro e non omaggiano Prince. Vediamo perché.

Il Quarto Potere

Nello scrivere un articolo, il/la giornalista ha il coltello dalla parte del manico e il potere della stampa è quello di indirizzare l’opinione pubblica verso un giudizio nei confronti del soggetto. La sociologia ha dato un nome a questo fenomeno e l’ha chiamato “quarto potere” (wikipedia), che affianca gli altri tre: il potere legislativo (il parlamento), il potere esecutivo (il governo) e il potere giudiziario (la magistratura). In questa metafora, Prince assume due degli altri tre poteri, con l’aiuto dei suoi collaboratori e dei suoi manager, e con il quarto potere, la stampa, gestisce le interviste nei tempi e nei modi che ritiene più giusti. Prince si difende dalle incursioni nella sua vita privata, dove sarebbe cibo per gossip, cosa che capita a un musicista che ha gli occhi del mondo addosso; egli se ne accorge presto a proprie spese e preferisce che parlino i suoi silenzi. Come tali, i silenzi sono interpretabili da chi li ascolta. Anche dai lettori, il potere giudiziario.

Prince era un tipo strano

C’è questa storia che riguarda i Van Halen, prima dei loro concerti chiedevano un sacco pieno di M&M tranne quelle marroni. Il sito Butac (anti-bufale) spiega il motivo:

vedere una M&M marrone serviva a far capire che non era stato letto il contratto, che non erano state applicate le misure tecniche richieste per far funzionare al meglio – e in sicurezza – lo show“.

Da fuori, non volere le M&M marroni sembra una bizzarria dovuta allo status di rocker e personaggi famosi, ma se spiegata permette di capire e comprendere la necessità del musicista famoso, che deve far girare una macchina dove lavorano centinaia di persone, dove un eventuale problema ha un alto impatto sulla sua reputazione.

Usando lo stesso metro di paragone, considerando che Prince aveva dei problemi fisici ed esistenziali come tutti gli esseri mortali, curiosare tra le sue stranezze, senza sapere delle sue necessità, NON è un mossa giusta.

Da vicino nessuno è normale *

Se c’è una cosa che Prince ha combattuto sono i ghetti.

Maurice White

All’inizio, Prince non accetta di lavorare con Maurice White (degli Earth, Wind and Fire), perché ritiene che l’avrebbe fatto diventare un cantante per neri, quando Prince aveva già in mente una band colorata.

Così lo racconta il primo manager di Prince, Owen Husney:

«Mo Ostin mi ha chiamato un giorno e mi ha detto:
“Ok, vorrei che incontrassi Maurice White, perché vorremmo che Maurice producesse Prince“.
Ci volle molto coraggio, io ero un ragazzo di 28 anni di Minneapolis e dissi:

“No, mi dispiace signor Ostin. Si produce da solo”.
Era come scioccato!

Maurice White, la più grande band del paese di quel tempo, la più grande star, con tutti questi successi, che vuole produrre Prince.
E la nostra risposta fu “no”.
Così, ne parlai a Prince, che mi scrisse una lettera e mi disse che non voleva che Maurice White lo producesse perché avrebbe potuto smontare tutta la sua musica. (Prince) Aveva analizzato la loro musica, che negli anni Ottanta non stava andando da nessuna parte.
Sentiva che lo avrebbe incasellato

Lo dice e lo ripete Husney: gli Earth, Wind and Fire erano la più grande band di quel momento e Prince rispondono “no, grazie”, perché ha le idee chiare e non vuole essere “incasellato” come musicista nero.

La traiettoria di Prince sarà sempre quella: stare lontano dalle definizioni e costruire qualcosa di nuovo che andasse oltre a tutto.

Unire il nero con il bianco, non per ottenere il grigio, ma per proporre qualcosa di colorato.

La musica

Oprah Winfrey: la gente pensa che tu sia strano, pensa che tu sia bizzarro, cosa vuoi che conoscano?
Prince: la musica

* Questa frase è stata “adottata dall’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste, che lo aveva scelto come slogan negli anni ’80 per il suo contenuto libertario e anti stigmatizzante (e) sancisce definitivamente la fine del ghetto, che si parli di persone con problemi di salute mentale, di stranieri, di rifugiati, di persone con disabilità o di giovani senza aspirazioni.

File:Maurice White 75.jpg” by Eriik is licensed under CC BY-SA 3.0 .

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.